2001: Odissea nello spazio è uno dei film alla base del cinema mondiale, essendo opera magna, completa, di uno degli autori più studiati ed amati di sempre. Una delle caratteristiche che lo rende una pellicola così attrattiva è sicuramente la sua complessità. In molti si sono infatti posti le più svariate domande in merito alla trama e allo svolgimento del film, ma soprattutto al finale. Andiamo dunque ad analizzare e, per quanto possibile, spiegare l’atto finale di 2001: Odissea nello spazio.
2001: Odissea nello spazio – sinossi
Andiamo però con ordine: di cosa parla 2001: Odissea nello spazio? Potremmo rispondere dicendo che parla dell’uomo e della sua storia, in particolare dell‘evoluzione degli esseri umani. Comprendiamo dunque già da qui quanto ambiziosa fosse l’opera di Kubrick. Inizialmente vediamo infatti due gruppi di scimmie, ominidi per l’esattezza, uno dei quali apprende l’utilizzo delle ossa come utensili e armi da guerra. Ciò, dopo che quello stesso gruppo si era imbattuto in un misterioso monolite. Successivamente, abbiamo un salto temporale di milioni di anni, fino ad arrivare alla segretissima missione spaziale Jupiter. Questa, come scoperto dall’astronauta Bowman dopo svariate vicissitudini, aveva uno scopo ben preciso: recuperare un monolite, lo stesso in cui si imbatterono gli ominidi milioni di anni prima, e scoprirne l’utilità.
2001: Odissea nello spazio – il finale
Una volta a contatto con il monolite, questo lancia l’astronauta in un viaggio attraverso l’universo, immerso in luci psichedeliche, portandolo ad una esperienza quasi extracorporea e facendolo invecchiare in una stanza da letto francese del 18esimo secolo. Successivamente, Bowman muore, per poi rinascere sotto forma di un gigantesco “Bambino delle Stelle” che fluttua nello spazio, dirigendosi verso il pianeta Terra.
2001: Odissea nello spazio – la spiegazione
Come si può evincere già dalla sinossi, i temi trattati dalla pellicola sono i più variegati, e abbiamo omesso tutta la vicenda legata al computer di bordo HAL 9000 e alla sua ribellione. Ciò che ci interessa capire in questo articolo però è: che significato ha il finale?
In questi casi spesso è proprio il regista a venire incontro al pubblico, spiegando il finale o alcune parti della trama (oggi le osservazioni e le dritte degli sceneggiatori di Game of Thrones e Avengers sono all’ordine del giorno, per dirne una). Stanley Kubrick invece, confermando di essere cineasta unico nel suo genere, si è categoricamente rifiutato di guidare gli spettatori, affermando quanto segue.
Siete liberi di speculare sul significato filosofico e allegorico del film – e tale speculazione è indice che esso ha fatto presa sul pubblico a un livello profondo – ma io non voglio precisare una chiave di interpretazione di 2001 che ogni spettatore si sentirà obbligato a seguire, altrimenti lui (lo spettatore) penserà di non aver colto il punto.
Più scherzosamente, lo scrittore Arthur C. Clarke affermò inoltre che “se il pubblico riuscisse a comprendere il finale alla prima visione, avremmo fallito nel nostro intento“. Successivamente, ha precisato:
Quello che volevo dire era, naturalmente, che poiché avevamo a che fare con il mistero dell’universo, e con poteri e forze maggiori della comprensione umana, per definizione, non potevano essere del tutto compresi. Tuttavia c’è almeno una struttura logica – e talvolta più di una – in tutto ciò che accade sullo schermo in “2001” e il finale non è costituito da enigmi casuali, nonostante alcuni critici dicano il contrario.
Questo ermetismo ha poi dato adito a molte differenti speculazioni. La più diffusa è la convinzione che, appunto, il monolite servisse all’umanità per poter progredire, e che dunque Bowman sia trasceso dalla forma umana ad una superiore. Il suo destino, dunque, sarà di guidare l’umanità verso il prossimo step evolutivo, così come accadde milioni di anni prima al gruppo di ominidi, che passò dalla condizione scimmiesca a quella umana.
2001: Odissea nello spazio – il documentario giapponese e la spiegazione di Kubrick, finalmente
Tuttavia, una spiegazione ufficiale da parte del regista è arrivata, nascosta per anni in un cassetto che nessuno aveva mai aperto. Questa era infatti parte di un documentario girato negli anni ’80 dal regista giapponese Jun’ichi Yaoi, rimasto inedito fino al 2018. Il girato originale è stato montato su YouTube come materiale grezzo, ovvero non montato. La durata totale è di 1 ora e 23 minuti, e si tratta di un vero e proprio reperto inestimabile per i cinefili di tutto il mondo, girato durante la post-produzione di Shining. Ad un certo punto il filmmaker giapponese pone al leggendario regista una domanda ben precisa: spiegare, appunto, l’enigmatico finale del suo capolavoro. Questa volta, incredibilmente, Kubrick non si tira indietro, e fornisce una volta per tutte la sua versione, quella decisiva e definitiva, di una delle sequenze più conosciute del cinema mondiale.
In realtà ho cercato finora di non dare spiegazioni. Se cerchi di spiegare le tue idee alla fine sembrano folli. Ma ci proverò. Il protagonista viene prelevato da queste entità che sono quasi divine, creature fatte di pura energia, intelligenti, senza un corpo o una forma precisa. Lo mettono in questo luogo, che sarebbe come uno zoo umano, perché vogliono studiarlo e la sua vita comincia a passare in quella stanza, senza percepire lo scorrere del tempo. Accade così, come lo vediamo nel film.
Queste entità provano a replicare l’arredamento francese ma è tutto molto inaccurato, perché loro possono solo averne un’idea, senza esserne sul serio sicuri. Proprio come facciamo noi negli zoo, quando cerchiamo di replicare l’ambiente naturale degli animali. In ogni caso, quando finiscono con lui, diventa una specie di super essere vivente e viene rimandato sulla terra, proprio come succede in molti miti appartenenti a diverse culture, come se fosse diventato una specie di Superman. Possiamo solo immaginare cosa succederà quando tornerà sulla terra. Si tratta di uno schema vicino a moltissime mitologie, ed è proprio quello che cerchiamo di evocare.