Come accade per molti processi americani, anche in quello di Harvey Weinstein tutto si giocherà nella scelta dei giurati. La difesa ha riconosciuto immediatamente questo fattore come tra quelli a sfavore del produttore, motivo per cui hanno richiesto – senza successo – di spostare la sede del processo fuori da Manhattan. Nonostante questo rifiuto, il caso contro Harvey Weinstein potrebbe non rivelarsi a senso unico come molti prevedono. La maggior parte dei giurati si esprimeranno a sostegno della colpevolezza di Weinstein e non si faranno problemi a farlo presente.
I rimanenti, però, potrebbero optare per una presunzione di colpevolezza, cosa che la difesa sta cercando con insistenza, come sta anche cercando di rafforzare la presenza femminile all’interno della giuria. Questo perché, strano a dirsi, sono convinti che a giudicare più aspramente le accusatrici potranno essere le le giurate stesse. Il processo di Harvey Weinstein attraversa inoltre un particolare clima politico.
Storicamente, la difesa è alla ricerca di giurati di stampo liberale, ma alcune svolte drammatiche degli eventi che hanno costernato gli USA di recente hanno fatto sì che il partito repubblicano venisse etichettato come il baluardo degli accusati; motivo per cui molti dei giurati che normalmente metterebbero in discussione altri tipi di crimini, considereranno ora in maniera scettica le dichiarazioni di Harvey Weinstein fatte a suo discapito.
Il ricorso alle testimonianze di tipo Molineux/Sandoval espande ulteriormente la capacità dell’accusa di usare le testimonianze di donne che non sono state abusate dal produttore, ma che potrebbero descrivere atti simili affinché si avvalori la tesi dell’accusa. Nei casi di Phil Spector e Bill Cosby, questo tipo di testimonianze è stata commentata da parecchi opinionisti come dannosa, il ché spingerà i legali di Weinstein a prendere una posizione radicale.
La difesa non intende andarci piano
Difendendo Harvey Weinstein, i suoi legali intraprenderanno una battaglia contro la credibilità delle indagini, dei testimoni e degli accusatori. Proprio come la difesa di Cosby, uno dei temi sui quali ci si aspetta una maggior focalizzazione da parte dei difensori è il lasso di tempo passato tra le presunte molestie e la denuncia vera e propria, che in questo caso ha radici ultra decennali.
Una delle accusatrici affermò di essere stata stuprata nel 2006, sebbene abbia accusato Harvey Weinstein solo nel 2013. Donna Rotunno, legale del produttore, ha già dichiarato che sfiderà l’accusa in modo aggressivo, senza tener conto della correttezza etica, facendo leva sul suo grido di battaglia dichiarato alla ABC, secondo cui se non vuoi essere una vittima, non recarti dal tuo aguzzino e che secondo le prime supposizioni potrebbe far breccia in alcuni giurati.
Non solo, Rotunno affonderà il coltello anche nella controversia più profonda del caso Weinstein, ovvero la cultura dei social media, dove abbiamo assistito ad un vero culto quasi automatico per le vittime dell’era #MeToo. Rotunno martellerà sulla diffusa concezione che a causa del trattamento riservato ad Harvey Weinstein sui social, la sua presunzione di colpevolezza o l’idea che possa essere innocente non abbia spazio in tribunale. Altro punto di forza per la difesa sono le motivazioni economiche delle accusatrici, sottolineando che tutte le denunce non sono avvenute in tempo reale, ma solo a ridosso di un giorno di paga.
Questa mossa verrà anticipata in aula, spronando il coraggio dei testimoni a favore del produttore, affinché – prove alla mano – sia comprovata l’infondatezza dei presupposti su cui si basano le denunce, avvenute con molto ritardo rispetto alle molestie. Tutto questo verrà sostenuto affinché si evidenzi che l’inchiesta è stata contaminata sin dall’inizio, facendo sì che un caso apparentemente schiacciante come quello contro Harvey Weinstein possa evaporare una volta che i testimoni prenderanno posizione.
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