Siamo sempre più in clausura. Il Decreto 22 marzo è stato ufficialmente firmato da Giuseppe Conte e mette fine all’attività produttiva di un consistente frangente dell’industria italiana, affinché tutti possano rimanere a casa il più possibile. Uno scenario che in precedenza, quando abbiamo consigliato altri film da quarantena che vi facessero guardare la realtà sotto diversi punti di vista, abbiamo descritto come fantascientifica, filosofica, catastrofica o ispiratrice. Oggi vogliamo definirla meditativa, su un argomento che a noi italiani tocca da molto vicino, la fede religiosa. Non per scuotere le coscienze o sminuirne il valore, quanto per ampliare i significati che essa può avere.

Il film da quarantena perfetto per farlo è senza dubbio Silence, un vero e proprio capolavoro datato 2016, presente su Netflix e firmato niente poco di meno che da Martin Scorsese. Il regista ha sempre vissuto in due modi la vita cinematografica, ambientando le sue storie nei contesti che meglio conosce: quello della malavita e quello del cattolicesimo. In entrambi i casi le cifre stilistiche restano immutate, sebbene Scorsese riesca ad essere ancora più sofisticato quando parla di religione. Ambientato nel Giappone del ‘600, Silence racconta le vicende di due gesuiti che si recano nelle isole per trovare Padre Ferreira, il mentore spirituale che li ha formati. Di Ferreira si sono perse le tracce e le ultime informazioni che lo riguardano sono preoccupanti: avrebbe abiurato, abbracciando il Buddhismo.

Durante un lungo viaggio introspettivo, Scorsese riesce a non lasciare inesplorato nemmeno uno degli aspetti umani che riguardano la fede, confutandoli o fomentandoli di volta in volta. Ne fuoriesce un affresco perfetto sulla religione come mai se ne sono visti al cinema, in un susseguirsi di eventi e riflessioni che tengono sorprendentemente viva l’attenzione. Le dinamiche sono lente, ma sono quelle del thriller: a far da sfondo alla ricerca di Ferreira c’è infatti una violenta e spietata repressione del Cristianesimo da parte dei giapponesi, che il film da quarantena mostra nella sua crudità, ma laddove ci si ritrova a fare il tifo per i gesuiti, ecco che all’improvviso le tesi dell’Inquisizione nipponica sembrano quanto mai valide, essendo mosse da ragioni sociali, più che religiose. Non diffamano il Cristianesimo in quanto eresia, ma in quanto del tutto inadatto al Giappone. Un film perfetto, che non smette di avvincere e far riflettere, perché come affermano gli autoctoni, alla fine la lotta dei gesuiti per la sopravvivenza della Chiesa è mero individualismo:

Il prezzo della vostra gloria è la loro sofferenza.

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