Nel gennaio del 2017, Harvey Weinstein si confrontò l’avvocato Tom Ajamie in una suite di Park City, in un incontro che il giurista poi definirà imbarazzante. Ajamie, di stanza a Houston e specializzato in frode finanziaria, era stato assunto da amfAR per investigare su delle transazioni sospette fatte dall’allora magnate hollywoodiano. Ora, l’avvocato ha compilato un rapporto confidenziale i cui dettagli erano ben noti ad Harvey Weinstein, nonostante durante l’incontro durato tre ore il produttore dimostrò il contrario. Ajamie ha raccontato che:
Ha iniziato ad urlarmi contro, dicendo che avevo raccontato a tutti che violentava le donne, causandogli dei problemi. Alluse alla sua reputazione, indicandomi come la causa dei rumors che lo riguardavano. Era maniacale, un momento di gridava in faccia, un momento dopo era calmissimo. Si è più volte arrampicato sugli specchi, cercando di convincermi che le donne con cui era andato a letto l’avevano fatto per vincere l’Oscar.
Nonostante l’indagine di Tom Ajamie non abbia ricevuto l’attenzione necessaria, è sicuramente la causa principale che ha causato l’inizio dello scandalo molestie per come lo conosciamo. Per ammissione dello stesso avvocato, chiunque intervistasse sulle questioni finanziarie di Harvey Weinstein iniziava parlando dei presunti reati sessuali commessi dal magnate, il ché fece davvero allarmare Ajamie. Alla fine del loro incontro a Park City, lo stesso Weinstein chiese all’avvocato di sottoscrivere un accordo di riservatezza, che si rifiutò di firmare.
Poco dopo venne contattato dal New York Times e il resto è storia. Lo scorso 11 marzo, Harvey Weinstein è stato condannato a 23 anni di carcere per diversi crimini sessuali commessi nello Stato di New York ed è tutt’ora in attesa del processo di Los Angeles. Al momento della sentenza, Ajamie era a Phoenix con dei clienti e ricevette la notizia per telefono. Ha un ricordo preciso di quell’istante, come ha raccontato a THR:
Ho guardato in basso, senza la minima reazione, continuando la discussione coi miei clienti. Mi aspettavo una sentenza di colpevolezza contro Weinstein, perché ciò di cui era accusato era chiaramente ciò di cui ero a conoscenza da tempo.
Ora la domanda è quanto mai surreale, quasi cinematografica: se il magnate non fosse stato tanto avido da evitare di dichiarare 600 mila Dollari di rimborsi, sarebbe ancora un uomo libero a capo dell’industria cinematografica? Ajamie non ne è molto sicuro, poiché come lui e il suo team legale sono stati in grado di affrontarlo a faccia scoperta, probabilmente lo avrebbe fatto qualcun altro. La verità, secondo l’avvocato, andava fatta affiorare, per dare una nuova spinta alle tendenze tossiche di molti ambienti di lavoro.
LEGGI ANCHE: Harvey Weinstein è risultato positivo al test del Coronavirus
Discuti di questo argomento e molto altro nel gruppo Facebook CinemaTown – Cinema e Serie Tv