Massimo, stupito dall’idea di vedere Commodo combattere lealmente, nei momenti antecedenti allo scontro, seppur impossibilitato a muoversi, capisce di doversi preparare a tutto. Quando i due avversari si ritrovano finalmente faccia a faccia, il generale (seppur l’armatura copra la sua ferita mortale) parte da una situazione di netto svantaggio.
La tensione nell’aria è ovviamente palpabile, anche per via degli stessi movimenti incerti di Massimo, che deve concentrarsi in primis per non perdere i sensi, cercando a tutti i costi di completare la sua missione: ottenere la tanto agognata vendetta.

Nonostante l’enorme svantaggio dato dalla situazione fisica precaria del protagonista, quest’ultimo dimostra ancora una volta tutto il suo valore, riuscendo a tenere testa a Commodo mentre contemporaneamente alcune visioni relative all’aldilà iniziano a fare breccia nella sua mente. L’imperatore, non più supportato dai suoi uomini, non riceve da nessuno la spada che chiede a gran voce.

In sostanza, nella sequenza finale, Commodo raccoglie quello che per tutto il film ha seminato, ritrovandosi adesso anche lui in balia degli eventi solo contro tutti, senza però avere né il coraggio né la forza di volontà di Massimo, che con un ultimo sforzo fisico riesce infine ad avere la meglio.

La sequenza si ammanta di un ulteriore grado epicità nel momento in cui vediamo Massimo Decimo Meridio affacciarsi al mondo dell’aldilà, per ricongiungersi con la sua adorata famiglia.

Ridley Scott mette così per un attimo in scena un breve spaccato dei Campi Elisi, capace di giocare con il concetto di reale e irreale facendo leva sulla stessa condizione di vita precaria di Massimo, ormai pronto a spirare consapevole di aver reso giustizia anche allo stesso Marco Aurelio.
Il protagonista, infatti, prima di lasciarsi completamente andare, elenca le ultime volontà del precedente imperatore. L’ormai immortale traccia Now we are free di Hans Zimmer e Lisa Gerrard, che accompagna i momenti finali della vita del protagonista, si è in questo modo impressa indelebilmente nella storia del cinema, dando vita a una sequenza davvero emozionante, solenne quanto malinconica.