
Le ragazze del centralino è una serie spagnola prodotta per Netflix da Carlos Sedes e David Pinillos che narra le vicende di quattro ragazze che lavorano presso la Compagnia di Telefonia di Madrid alla fine degli anni Venti. Tra mille vicissitudini e peripezie in cui cercano di emanciparsi come donne e guadagnare la propria autonomia e indipendenza, nella quinta stagione finiscono a piedi uniti nella guerra civile, una guerra durata solo tre anni ma che ha fortemente diviso la Spagna e poi portato a quasi tre decenni di dittatura Franchista.
Il cast vede ancora una volta confermati Blanca Suarez (Lidia Águilar), Yon González (Francisco Gómez), Ana Fernández García (Carlota Rodríguez de Senillosa), Nadia De Santiago (Marga Suarez), Martiño Rivas (Carlos Cifuentes) e Ana Polvorosa (Sara Millá/Oscar Ruíz). A loro si uniscono anche Alex Hafner (James Lancater), Denisse Peña (Sofia Pérez Vidal) e Miguel Diosdado (Isidro)
Le ragazze del centralino: la guerra civile
Avevamo già avuto una breve anticipazione nella stagione precedente del fatto che nella quinta stagione della serie le nostre ragazze si sarebbero scontrate con la guerra civile che ha colpito la Spagna tra il 1936 e il 1939, vedendo battersi in maniera opposta i ribelli di Francisco Franco e i Repubblicani. È abbastanza ovvio aspettarsi quindi una trama ricca, drammatica e intensa. Quello che però non viene colto è come mai invece si sia deciso di ambientare l’intera stagione soltanto alla fine di questa, quando ormai la guerra è agli sgoccioli. Certo, Le ragazze del centralino è nato per essere una sorta di romanzo rosa, una specie di thriller al femminile con molta suspense ma un generale happy ending.
Eppure, sarebbe stato interessante vedere qualcosa di più di questo importante evento storico di cui purtroppo si conosce e si parla poco. Le immagini drammatiche – o meglio, melodrammatiche – dei civili spaventati e impauriti che chiedono da mangiare e la città mezza distrutta non sono sufficienti per rendere il dramma della situazione. Non è la guerra a essere la protagonista qui, è sempre Lidia coi suoi guai e le sue peripezie che, anche in questo contesto, si muove con una libertà e una nonchalance che di reale ha ben poco, se non nulla.
Le ragazze del centralino: i buchi di trama
La quarta stagione si era conclusa con la violenta morte di una delle quattro protagoniste, Ángeles, uno dei personaggi che più era maturato nel corso della serie. Viene uccisa aiutando le amiche a uscire da un carcere di massima sicurezza per impedire che Óscar, accusato ingiustamente, venisse condannato a morte. Tutto questo nella quinta stagione viene dimenticato e le ragazze girano indisturbate per tutta Madrid, guerra permettendo.
Eppure, non è facile che dei criminali, di cui una condannata a morte, e altre che hanno scatenato una rivolta in una prigione vengano lasciate andare. Lidia in fondo era scappata in America proprio per questo motivo. Senza contare la comparsa di un personaggio che non ha più molto senso di esserci, mentre invece si è andata perduta l’occasione di sviluppare altri personaggi – nuovi oltre che vecchi – che avrebbero potuto arricchire la trama.
Le ragazze del centralino: una sceneggiatura pigra
Gli anglofoni lo chiamano lazy writing e nella sceneggiatura di questa prima parte non si può certo dire che gli sceneggiatori ci abbiano messo se stessi. In particolare nello sviluppo di quei nuovi personaggi che avrebbero potuto avere una storia molto più interessante rispetto a quella che gli è stata data, come per esempio Sofía, la figlia di Ángeles, che ora è una ragazza adolescente in lotta con il suo passato e disperata nel cercare di costruirsi un futuro di cui sua madre possa essere orgogliosa. Tuttavia, la storia non le fa onore e la riduce un po’ a un guazzabuglio di stereotipi non molto chiari e piuttosto insulsi.
Lidia si scontrerà nuovamente con Carlos, ex marito e padre di sua figlia, facendoci temere più che per le sorti delle protagoniste, per l’eventuale riemersione del triangolo amoroso Lidia-Carlos-Francisco di cui non avevamo bisogno, probabilmente nemmeno fin dall’inizio. Sembra che gli stessi sceneggiatori nella camera di scrittura litighino tra loro su chi debba vincere il cuore di Lidia, Francisco o Carlos. Quest’ultimo è un personaggio dalla molte sfaccettature, buone e cattive, a volte razionali, a volte semplicemente definite dal suo atteggiamento egoistico e vendicativo.
Probabilmente l’errore è quello, metterlo sempre in questa sorta di posizione grigia, in una via di mezzo tra il fare una cosa (magari quella giusta) piuttosto che l’altra; e tira da una parte, tira dall’altra non si riesce bene a comprenderlo. Insomma, c’è poco da salvare in questa prima parte. La suspense non manca, ogni episodio finisce con un cliffhanger che invoglia comunque alla maratona, però alla fine dei conti il proseguimento della trama e il destino dei personaggi è abbastanza prevedibile.
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Riassunto
C’è poco da salvare in questa stagione. La suspense non manca, ogni episodio finisce con un cliffhanger che invoglia comunque alla maratona, però alla fine dei conti il proseguimento della trama e il destino dei personaggi è abbastanza prevedibile.