Quante volte guardiamo un film il cui finale rimane spesso un punto interrogativo? Quante volte stiamo ore e ore dopo aver visto un film a fantasticare sulle possibili risoluzioni del finale, lasciato abilmente dal regista in un nulla di – apparentemente – risolto? Cercheremo di analizzare e forse rispondere una volta per tutte, viste le ultime dichiarazioni del regista stesso al riguardo, ad uno, forse il più conosciuto da tutti, punto interrogativo dell’incredibile film del 2010 del grande maestro Christopher Nolan con protagonista Leonardo DiCaprio: Inception.

La domanda se la scena finale sia un sogno o sia vera è la domanda che mi è stata posta più volte rispetto a qualsiasi altro film io abbia fatto

Inception: la trama

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Diretto da uno dei registi più acclamati ed influenti e che ha lasciato un segno non indifferente con la trilogia del Cavaliere Oscuro, Inception di Christoper Nolan ha un finale aperto oggetto di innumerevoli discussioni da parte di tutti, dai cinefili più esperti ai critici improvvisati. Come finisce davvero il film? La trottola smette di girare? Partiamo dalla trama: essa racconta di un personaggio di nome Cobb (Leonardo DiCaprio), un professionista abilmente addestrato nella tecnica dell’estrazione di informazioni contenute nella mente delle persone, attraverso la costruzione di un sogno condiviso. Cobb creerà una squadra per un ultimo grande colpo: cercare di entrare nella mente di un uomo di nome Saito, un ricco magnate degli affari.

Saito è immune agli hack della mente e, venendo a  coscienza della presenza di un’attività esterna sul suo subconscio rintraccia Cobb e la sua squadra, i quali si ritrovano a lavorare forzatamente per lui. Saito non si mostra particolarmente interessato a “rubare un’idea”, ma vorrebbe piantarne una nella mente del suo arcinemico, Robert Fischer. Un’idea che porterà Fischer a dissolvere l’impero di suo padre impedendogli di diventare una superpotenza. Da qui Inception. Figura importante è costituita dalla moglie di Cobb Mal (Marion Cotillard) la quale nella realtà attuale è morta e ciò che rimane è solo un’altra proiezione di lei nel subconscio di Cobb, sotto forma di senso di colpa e che costituirà una difficoltà durante tutto il progetto di Cobb e della sua squadra.

La trottola: si ferma o continua a girare?

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A questo punto tutti conosciamo la famosa scena finale in cui la trottola gira e sembra destinata a fermarsi. O a continuare la sua perpetua rotazione? La figura della trottola dovrebbe rappresentare il totem di Cobb, che consente di ricordarsi se si è nel mondo reale o in quello onirico. Ogni membro della squadra ne possiede uno e ogni totem possiede caratteristiche note solo al legittimo proprietario. In realtà, la trottola apparteneva a Mal, la quale per capire se fosse sveglia o addormentata la faceva girare. Se l’oggetto non smetteva di roteare, il sogno era ancora in corso. Ora, le opzioni che ogni spettatore è portato ad immaginare sono due. Nel primo caso, che la trottola cada e quindi si fermi, segno che ci ritroviamo nella realtà.

In Inception la ricompensa di Cobb è costituita dalla possibilità di ritornare a casa dai propri figli. Questa ipotesi può sussistere dal momento che la trottola, nel girare, abbia dei momenti di sussulto, tentennando e facendo pensare che si fermi da un momento all’altro. Lo stesso attore Micheal Caine, che nel film interpreta in nonno dei bambini, ha dichiarato la sua idea confermando come la trottola si fermi e che quindi Cobb sia nella realtà, in quanto il personaggio del nonno, compare solo nella realtà e non nei sogni. Altri punti che avvalorano questa ipotesi, sono la presenza della fede al dito di Cobb, indossata nei sogni e non nella realtà, suggerendo che questo sia il suo vero totem, e i bambini, che sono interpretati da due coppie di attori differenti e che nelle varie scene indossano vestiti differenti.

Nel secondo caso, abbiamo la trottola che continua a girare, restando quindi ancora nel sogno. I bambini non sono nient’altro che un’altra proiezione di Cobb, nonostante i cambi d’abito e di attori dei bambini. Ipotesi avvalorata dal fatto che l’oggetto, essendo appartenuta a Mal, non possa funzionare come totem per Cobb. Oppure, in un terzo caso, è vi è la possibilità che l’intera trama di Inception sia un sogno intricato di Cobb, e che quindi il film si ponga per lo spettatore come una sorta di viaggio nella mente, nel mondo onirico del protagonista, attraverso il suo senso di colpa nei confronti della morte della moglie.

Inception spiegato da Nolan

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Si usa sempre la frase “inseguite i vostri sogni”, ma io non credo a questa frase, perciò vi dico “inseguite la realtà”. Con lo scorrere del tempo siamo stati abituati a considerare la realtà come un “cugino povero” dei sogni… Se ci pensate bene, i sogni o le realtà virtuali che ci circondano e ci fanno divertire, non sono altro che sottoinsiemi della realtà stessa.

Nella parte finale di Inception, vediamo Cobb riabbracciare i suoi figli. Questo, perlomeno, accade nella sua realtà soggettiva. Non gliene importa più di nulla, e questo ci fa capire una cosa: forse, tutti i livelli di realtà sono validi. La telecamera inquadra la trottola un attimo prima di vacillare, poi chiude sul nero. L’azione stessa di guardare, anche quello rappresenta una sorta di “finzione”, ci cala in una sorta di realtà virtuale.

La domanda se queste azioni rappresentino la realtà dei sogni oppure quella oggettiva, è quella che sento più spesso a proposito dei miei film. Le persone si interessano sempre a questo dilemma: cosa sia o non sia la realtà, e io vi dico: “la realtà è l’unica cosa che conta”.

Una spiegazione da cui emerge la volontà stessa del regista di mantenere un finale aperto, una chiusura netta mancata per evitare di mettere un punto di fine diretto alla storia. La spiegazione che ne fa Nolan nel suo discorso, è il messaggio che deve scaturire proprio da quell’ultima scena. Un messaggio in cui invita gli spettatori a non essere come Cobb e quindi a non vivere nei sogni ma bensì nella realtà. Durante il film si percepisce la forte volontà, il forte desiderio di Cobb nel rivedere i figli.

Sono proprio i nostri desideri, presenti in entrambi i mondi, quello onirico e quello della realtà, ad essere importanti, e sono proprio quelli presenti nei sogni ad essere quelli più semplici da realizzare. I sogni li costruiamo noi rischiando di arrivare al punto di non distinguere più la realtà dalla fantasia. Il messaggio del regista è che non importa se Cobb riesca o meno a “toccare con i piedi per terra”, importa che noi dobbiamo riuscire a farlo nella vita di tutti i giorni, senza lasciarci catturare rimanendo intrappolati dal mondo onirico.

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