Ognuno di noi ha un sogno proibito al quale vorrebbe segretamente dare forma al di là dei confini anatomici della propria mente, ma se dovessimo tutti incontrarci attorno una tavola rotonda per nominare quale sia il desiderio più comune allora vincerebbe sicuramente lui: avere sempre a portata di mano la capacità di affrontare qualsiasi impresa, superandola come se fosse uno scherzo. Di film che hanno trattato direttamente o indirettamente il tema, se ne trovano anche nelle produzioni più recenti, come Lucy di Luc Besson, dove la protagonista inizia ad utilizzare tutto il potenziale della mente, ma nessuno ha fatto avverare questo sogno ad occhi aperti per qualche ora come il film da quarantena di oggi, disponibile sul catalogo Netflix.

Limitless, piccola e lucentissima perla con Bradley Cooper e un Robert De Niro nei panni di un cattivo fantastico, si limita affatto a rappresentare per immagini questo grande desiderio che ci accomuna, lo rende quasi realizzabile, facendoci arrivare alla fine della visione quasi alterati per non avere a disposizione quella fantastica pasticca di AZT, il farmaco sperimentale che rende la mente di chi lo assume uno strumento infallibile in grado di ottenere qualsiasi cosa. Una pastiglia che assumeremmo immediatamente, nonostante crei una dipendenza peggiore della metanfetamina. D’altronde, se il farmaco al centro di questo film da quarantena mi rende infallibile, cosa mi impedirebbe di capire come produrlo a tonnellate?

Domanda che si pone anche il protagonista, convinto di poter tranquillamente dar soluzione al problema, peccato che la risposta al quesito diventa il vero centro della sceneggiatura; perché se da una parte l’AZT ti rende infallibile, dall’altra non è facile replicarlo, tanto che più di una persona cercherà di farlo in un’escalation di adrenalina, complotti e, appunto, sogni che si esaudiscono davanti ai personaggi del film da quarantena. Limitless è un’ottima via di fuga da questo periodo, un’idea che apre all’immaginazione e che, una volta finita la visione, ci farebbe quasi desiderare più la ricetta dell’AZT che un biglietto vincente della lotteria. Chi non vorrebbe qualcosa in grado di farci ragionare così:

Che razza di droga era? Non sopportavo il disordine, non toccavo una sigaretta da sei ore, non avevo mangiato. Astemio e pulito. Che cavolo era? Una droga per farsi un trip nella fissazione ritentiva anale? Non ero fatto, non ero schizzato, ero lucido. Sapevo cosa dovevo fare e come farlo.

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