
L’Academy ha annunciato la prima serie di grandi celebrità che presenteranno la cerimonia degli Oscar 2019. Un comunicato stampa rilasciato oggi, lunedì 4 febbraio, da parte dell’AMPAS ha rivelato che Jennifer Lopez, Awkwafina, Daniel Craig, Chris Evans, Tina Fey, Whoopi Goldberg, Brie Larson, Amy Poehler, Maya Rudolph, Amandla Stenberg, Charlize Theron, Tessa Thompson e Constance Wu saranno tra i presentatori degli Oscar 2019. Molti altri nomi saranno comunicati nelle prossime settimane.
Ciò che basisce è la clamorosa assenza nella lista dei presentatori di Gary Oldman, Frances McDormand, Alison Janney e Sam Rockwell, i quattro vincitori dell’anno precedente che avrebbero dovuto, da tradizione, consegnare il trofeo al nuovo vincitore della categoria di genere opposto. Il comunicato stampa dell’Academy ha inoltre confermato che Gustavo Dudamel e la Filarmonica di Los Angeles si esibiranno durante la sezione In Memoriam, per onorare gli addetti ai lavori e le star decedute durante l’anno.
Inoltre, a strizzare l’occhio nei confronti delle posizioni prese da Lady Gaga, tutti i cinque brani candidati all’Oscar 2019 come miglior canzone verranno fatte esibire durante la serata, sebbene non siano state indicate le liste complete degli artistiche le eseguiranno – nonostante l’Academy avesse precedentemente annunciato che Lady Gaga, Bradely Cooper, Gillian Welch, David Rawlings e Jennifer Hudson avrebbero eseguito le loro canzoni durante la serata. La cerimonia di premiazione degli Oscar 2019 andrà in onda nella serata americana del 24 febbraio, a partire dalle 20, su ABC. Per avere una lista completa dei candidati, potete leggere il nostro articolo dedicato.
La corsa ai presentatori della cerimonia di quest’anno è stato uno dei momenti più deplorevoli nella storia della premiazione, con una ricerca estenuante che ha raggiunto dinamiche epiche, se non tragiche, chiedendo perfino ai Queen e agli Avengers di coprire il buco lasciato da Kevin Hart, a seguito di una causalità che ha messo la ciliegia sulla torta posticcia cucinata dalle correnti di rivendicazione dei diritti delle minoranze, che più che un servizio alla comunità, oramai, hanno fatto un dispetto all’industria dell’intrattenimento.