Steven Spielberg, come sappiamo, intende proporre un cambio di regole al prossimo incontro dell’amministrazione dell’Academy, al fine di rendere ancora più difficile la possibilità dei prodotti Netflix di essere considerati per la corsa agli Oscar. Quest’iniziativa del regista ha scatenato un vero putiferio sui social media, con la comunità cinematografica che si è divisa tra coloro che sono a favore di Netflix, o coloro che hanno sottolineato la complicatezza della situazione in cui si trovano le politiche di distribuzione cinematografica.
Sean Baker ha suggerito a Netflix un’aggiunta alle voci di costo degli abbonamenti, creandone una apposita per la distribuzione cinematografica. Ciò, secondo lui, aiuterebbe a mantenere in piedi il circuito delle release, coi proprietari delle sale ancora in grado di mantenersi e un ampio soddisfacimento dei cinefili amanti delle proiezioni in sala. Idee come questa, scrivono gli autori del tweet, è frutto della lampante necessità di mantenere la tradizione cinematografica viva e vegeta, piegandosi tutte le parti al compromesso.
The harsh reality is that on average 80% every movie’s life audience experiences it on video… doesn’t mean we shouldn’t do everything we can to protect the awe inspiring, human-assuring, peace-inducing, collective experience of theatrical film watching.
— SAFDIE (@JOSH_BENNY) March 2, 2019
I fratelli Safdie, hanno sottolineato come la dura verità vada a favore di Netflix, essendo il pubblico composto per l’80% da fruitori che vivono l’esperienza filmica sul piccolo schermo, ma che questo non significa rinunciare a tutelare l’esperienza collettiva della sala cinematografica, cardine della tradizione. Di parere opposto invece è il regista Richard Shepard, il quale sostiene che:
I buoni film, sono buoni film ovunque vengano proiettati, al cinema o su Netflix. In un mondo in cui i produttori spingono per produzioni come Jurassic Park, avere Netflix è forse una garanzia per i prodotti più sofisticati. Adoro il grande schermo, ma adoro anche la cinematografia fatta come si deve.
C’è poi la campana dei produttori preoccupati per i fondi, come Franklin Leonard, fondatore della Blacklist, secondo cui ciò che conta non è quel che accadrà a Netflix o agli Oscar, ma a tutti gli altri film e registi che faticheranno per ottenere l’accesso alle risorse finanziarie necessarie alla realizzazione di un progetto; questa, secondo lui, è la vera preoccupazione, non per quanto e dove vengono distribuiti i film da presentare ai concorsi.
Si aggiunge al coro anche Paul Schrader, il regista e sceneggiatore di First reformed, il quale sottolinea che i modelli di distribuzione si evolvono, mettendo in evidenza come Netflix consenta a molti film lasciati ai margini delle produzioni tradizionali di avere una piattaforma, e quanto sia una cosa davvero buona, sebbene non crede sia una grande idea distribuirvi prodotti troppo particolari come il suo ultimo film. Ha poi suggerito alle grandi catene di sale di formare un’alleanza con le piattaforme streaming, poiché essendo la distribuzione in grande cambiamento, non sarà più così semplice stabilire quale sia il confine tra lo streaming e la sala cinematografica.
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