Bryan Cranston, star di Breaking Bad e non solo, sarebbe lieto di interpretare la parte di Stan Lee, il padre dei fumetti scomparso all’età di 95 anni lo scorso lunedì 12 novembre a Los Angeles, qualora si decidesse per la realizzazione di un film tributo allo straordinario creatore dei supereroi Marvel. Un genio creativo indiscusso, prolifico, che ha rivoluzionato il genere supereroistico statunitense con i suoi eroi mascherati umanissimi e più vicini che mai alla realtà. Ideatore di Spider Man, di Capitan America, di Iron Man, degli X-Man, di Hulk, dei Fantastici 4. Dei Supereroi con super-problemi, che vivono in un contesto storico-geografico reale, come Spider Man, alle prese con le difficoltà concrete di un ragazzo normale. La straordinaria vita di Lee si adatterebbe perfettamente al grande schermo e un film biografico su di lui era in progetto già da molto tempo prima della scomparsa. Per Cranston sarebbe l’occasione giusta per rendere omaggio allo “straordinario signor Stan Lee”
Si, lo era, odio dire genio, ma quell’uomo aveva una straordinaria conoscenza di come umanizzare i supereroi, come renderli riconoscibili e dare loro difetti, difetti umani riconoscibili, che li rendevano accessibili al pubblico. E quindi aveva davvero un modo naturale di comunicazione e un modo di scrivere autentico che attirava davvero il pubblico.
Di Bryan Cranston e Stan Lee se ne era già parlato nel 2017, quando un fan ha rielaborato la locandina di The Infiltrator creando il poster di un ipotetico biopic incentrato sul creatore dell’universo Marvel. L’immagine è diventata virale, e non solo per la grande somiglianza di Cranston con il Lee degli anni Sessanta/Settanta, ma anche per l’interesse mostrato dal pubblico per un possibile film autobiografico sul leggendario autore.
Bryan Cranston ha già lavorato di recente nel film biografico L’ultima parola- La vera storia di Dalton Trumbo, che narra le vicende di uno degli sceneggiatori più pagati di Hollywood negli anni ’40, e pone l’accento sulla caccia alle streghe anti-comunista che portò all’esclusione di molti autori dall’industria cinematografica.