Una delle tappe della lunga storia di trasformazioni del camaleontico Christian Bale è American Psycho, in cui interpreta Jason Bateman, broker assicurativo ricco, viziato e privo di qualsivoglia empatia o sentimento verso gli altri. L’interpretazione gli valse critiche largamente positive ed un posto di diritto nella storia del cinema. Diretto da Mary Harron ed ispirato all’omonimo romanzo di Brest Easton Ellis, analizziamo più nel dettaglio la pellicola e, in particolare, il suo enigmatico finale (SPOILER se non avete visto il film).

American Psycho: sinossi

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American Psycho narra le vicissitudini di Patrick Bateman, un broker di Wall Street. Questo conduce un’esistenza apparentemente normale, ma sotto la maschera di normalità che indossa si nasconde un’incontrollabile sete di sangue.

American Psycho: svolgimento del finale

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Durante l’arco del film viene descritta, di fatto, la discesa nella pazzia di un giovane broker di Wall Street. Bateman, annoiato e disgustato da tutto ciò che lo circonda, decide di dare sfogo a tutte le sue peggiori pulsioni, diventando un efferato serial killer. Tra le sue vittime, vediamo il collega Paul Allen (Jared Leto), molto più carismatico e di successo di lui, ed un lungo elenco di donne.

Sul finale della pellicola, incalzato dalla polizia, commette una serie di errori, che lo porteranno ad essere inseguito e coinvolto in un sanguinoso ed esplosivo scontro a fuoco con la polizia. Al termine della spettacolare fuga, si rinchiuderà nel suo ufficio e confesserà al proprio avvocato tutti i suoi crimini, descrivendoli anche nei minimi particolari.

Il giorno successivo, però, quando incontra il legale questo lo accoglie con un largo sorriso, mostrando di aver creduto che il suo fosse solo uno scherzo. Non solo, addirittura l’uomo lo scambia per un altro suo collega, sconvolgendolo ulteriormente. La scena finale si chiude con un primo piano su uno sconsolato Bateman, accompagnato da un monologo che si presta a davvero molte interpretazioni.

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Non ci sono più barriere da attraversare. Tutto ciò che ho in comune con l’incontrollabile e la follia, la depravazione e il male, tutte le mutilazioni che ho causato e la mia totale indifferenza verso di esse; tutto questo ora l’ho superato. La mia pena è costante e affilata, e io non spero per nessuno un mondo migliore, anzi voglio che la mia pena sia inflitta agli altri, voglio che nessuno possa sfuggire.

Ma anche dopo aver ammesso questo non c’è catarsi: la mia punizione continua a eludermi, e io non giungo a una più profonda conoscenza di me stesso. Nessuna nuova conoscenza si può estrarre dalle mie parole. Questa confessione non ha nessun significato.

American Psycho: spiegazione

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Il finale di American Psycho è volutamente enigmatico, designato a portare il pubblico a interrogarsi su quanto sta accadendo. Chi guarda infatti non può in alcun modo capire se le azioni di Patrick Bateman siano davvero avvenute o meno, e quindi se lui sia uno spietato killer, una persona semplicemente disturbata, o qualcosa nel mezzo. Detto questo, ci sono alcune considerazioni che possiamo fare.

L’inseguimento finale, ad esempio, con esplosioni e sparatorie, appare decisamente eccessivo e poco realistico, visto che il protagonista è un broker assicurativo e non un soldato addestrato. Inoltre, come può un colpo di pistola far esplodere una volante della polizia? Il fatto è quantomeno singolare. Ad ogni modo, l’avvocato non crede ad una sola parola della confessione di Bateman, rendendola inutile.

Dunque la domanda rimane: cosa è successo? è possibile che Patrick si sia reso davvero colpevole dei crimini che abbiamo visto, e che sia riuscito a farla franca grazie ad un sistema disattento e ad una cultura ossessionata solo dalla salute e dalle vacuità. D’altra parte, può tranquillamente essere anche che le attività criminali di Bateman siano solo frutto della sua mente disturbata, della sua immaginazione malata. Il punto, in realtà, non è quello.

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Il punto è piuttosto che Bateman, nonostante i suoi sforzi, resterà solo parte inutile di una massa informe, senza alcuna caratteristica che lo renda unico. A riprova di questo, vi è il fatto che non solo l’avvocato, ma svariati altri personaggi in tutto il film lo scambino costantemente per qualcun altro. Ad aggiungersi a questo, c’è la consapevolezza che la sua voglia di fare del male, il suo desiderio di sangue, resterà per sempre represso dentro di lui, a causa del fatto che nessuno riuscirà mai a scoprirlo. In questo modo, non potendo esporre agli altri i propri crimini, per lui sarà come se non avessero mai avuto luogo, rendendoli, in definitiva, inutili come la sua confessione. Questa infatti, per sua stessa ammissione, “non ha nessun significato“.

Non avendo la punizione che ritiene di meritare, dunque, non arriverà mai ad una “più profonda conoscenza di me stesso“, e quindi non riuscirà mai a soddisfare la propria sete di sangue. A questo punto, anche ogni possibilità di redenzione scompare, visto che, non potendo commettere crimini, non potrà nemmeno poi pentirsene. Il personaggio non potrà quindi mai evolvere, non potendo soddisfare le pulsioni che lo attanagliano. Se fosse in grado di farlo, potrebbe essere punito, redimersi ed andare oltre. Così, invece, resterà per sempre bloccato nel suo desiderio inespresso e folle. Una sorta di loop infinito, un purgatorio perenne da cui non c’è modo di uscire.

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