Alita: Angelo della battaglia è la sintesi perfetta di come leggere o meno l’opera da cui viene estrapolato un film può determinarne il successo. Uscito nelle sale il 14 febbraio 2019, il film, tratto dal manga Gunnm edito dal 1990 al 1995, è stato atteso per mesi, ma ora il risultato finale non riesce a convincere fino in fondo, o almeno non tutti. Il problema fondamentale di Alita: Angelo della battaglia sta non tanto nella pellicola, realizzata in modo magistrale da Robert Rodriguez sotto la supervisione di James Cameron, che ne ha curato la produzione insieme a Jon Landau, ma nel suo target dicotomico, che vede da una parte un pubblico di appassionati del manga che già sa cosa aspettarsi, ed ha apprezzato ogni momento della pellicola, dall’altro una schiera di persone che per mesi hanno sviluppato l’interesse verso un film presentato come un nuovo Final Fantasy, in cui l’unica parola d’ordine era combattere, ed invece si sono trovati davanti ad un film romantico, forse troppo.
Alita: Angelo della battaglia – un film di formazione che rasenta l’utopia
Il film, incentrato sul personaggio di Alita, cyborg che viene trovato nella Città Discarica di Iron City e salvato dal dottor Dyson Ido, vuole essere il capitolo introduttivo di una nuova saga costruita sul CGI mescolata alla recitazione in carne ed ossa, di cui i massimi rappresentanti sono Christoph Waltz nelle vesti del dottor Ido, Keean Johnson, che interpreta Hugo e Jennifer Connelly, volto di Chiren. Durante il film scopriamo il nuovo approccio di Alita ad una realtà per lei sconosciuta, in cui è stata catapultata senza ricordi. Qui, nel calore di una nuova famiglia, la cyborg impara a scoprire se stessa e l’amore. Una sorta di film di formazione dunque, che ripercorre in pieno tematiche ed argomenti adolescenziali.
Alita: Angelo della battaglia sembra reggersi proprio su questo: la cyborg dagli enormi occhi, ha le fattezze di una normale teenager, ed in un mondo in cui i “sangue freddo” sono considerati persone a tutti gli effetti, si comporta come una qualsiasi ragazza alle prese con la comprensione della propria identità, fatta anche attraverso litigi con il proprio “padre” e di promesse non mantenute. Si tratta di un aspetto interessante, che per paradosso può anche sembrare una meta a cui ambire: una realtà in cui qualsiasi differenza di razza, stato e “temperatura del sangue” non conta nulla, perché l’unica cosa importante è essere delle persone, ma che purtroppo sembra perdersi in un ventaglio emozionale troppo ampio.
Alita: Angelo della battaglia – l’eccesso di sentimentalismo
Se da un lato chi ha letto il manga apprezza la trasposizione cinematografica di Alita: Angelo della battaglia, dall’altro c’è chi entra al cinema pensando di vedere un film che prevede momenti di azione dall’inizio alla fine, e si trova invece a vivere una storia d’amore in piena regola, in cui anche le scene di combattimento sembrano essere un intervallo tra un litigio tra Alita ed Ido ed una passeggiata della ragazza con Hugo. Purtroppo è un elemento da cui non ci si riesce a discostare, per quanto entra prepotentemente nella trama, appropriandosi di ogni azione di Alita fino alla fine del film.
Alita: Angelo della battaglia ha sicuramente del potenziale, merito anche della trama, in cui lo scontro principale tra la cyborg e Nova, leader di Salem avviene attraverso un sanguinario evento sportivo, unica valvola di sfogo di una popolazione soggetta al dominio dei potenti, usata come manodopera e fabbrica di pezzi di ricambio. È proprio il motorball lo snodo fondamentale di tutto il film ed il punto in cui le varie sotto-trame si incontrano, prendendo nuove direzioni. Dal tentativo di Nova e dei suoi scagnozzi di sabotare Alita, alla volontà di quest’ultima di mettersi in gioco, gareggiando per guadagnare abbastanza soldi da permettere una vita serena a lei ed Hugo, il motorball riesce a regalare agli spettatori qualche momento di tensione ed azione in più, dando prova di una meravigliosa resa grafica, in cui CGI ed arti marziali si mescolano in modo sublime.
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Riassunto
Se da un lato chi ha letto il manga apprezza la trasposizione cinematografica di Alita: Angelo della battaglia, dall’altro c’è chi entra al cinema pensando di vedere un film che prevede momenti di azione dall’inizio alla fine, e si trova invece a vivere una storia d’amore in piena regola. Purtroppo è un elemento da cui non ci si riesce a discostare, per quanto entra prepotentemente nella trama, appropriandosi di ogni azione di Alita fino alla fine del film, che riesce comunque a regalare agli spettatori qualche momento di tensione ed azione in più, dando prova di una meravigliosa resa grafica, in cui CGI ed arti marziali si mescolano in modo sublime.