Tutti – o quasi – conoscono il disastro nucleare di Chernobyl, su cui HBO ha adattato la recente serie di enorme successo in cinque puntate. L’obiettivo che l’emittente di è preposta, è di andare a colmare le lacune culturali del pubblico laddove non si sappia quel che è realmente accaduto. La vera storia del disastro di Chernobyl è più complicata di quanto si possa immaginare, complice la segretezza con cui l’allora Unione Sovietica era solita trattenere le informazioni interne al paese. Questo causò non solo l’evacuazione ritardata della popolazione, ma ben altri inconvenienti affrontati nella serie.

Chernobyl è stata girata in Lituania e Ucraina, a debita distanza dal sito nucleare tutt’oggi contaminato in maniera disastrosa. HBO ha utilizzato strutture reali costruite nell’epoca sovietica dell’Unione, fatto questo che ha aumentato il grande realismo della serie. Come in ogni progetto televisivo – e forse anche politico, essendo una produzione americana – la serie ha adattato alcuni aspetti storiografici della vicenda, andando a creare alcune discrepanze che vanno appuntate e tenute presente. Di seguito, ne vedremo alcune tra le più importanti, nel tentativo di completare quell’educazione che Chernobyl sta riuscendo a diffondere nel pubblico.

Differenze nel primo episodio

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Il titolo del primo episodio di Chernobyl è 1:23:45, l’ora in cui il reattore quattro della centrale esplose inspiegabilmente. Tuttavia, bisogna notare come l’allarme antincendio non sia stato attivato fino a pochi minuti dopo, all’ora 1:26:03. Considerando la crucialità di ogni secondo sprecato senza limitare i danni dell’esplosione, quello scarto minimo di secondi poteva comunque essere d’aiuto a gestire la crisi. L’episodio di Chernobyl inizia con Valery Legasov, il vicedirettore dell’Istituto di energia atomica di Kurchatov, mentre maneggia i nastri usati per capire le origini dell’incendio nel reattore, per poi suicidarsi.

Il suicidio è avvenuto esattamente due anni dopo il giorno della tragedia, e ad otto anni dalla morte – e dieci dall’esplosione – venne insignito del titolo di Eroe della Federazione Russa dal presidente Elstin. Dopo il suicidio, Chernobyl mostra immediatamente l’incidente fatale e come Anatoly Dyatlov ordinò a tutti nella sala di controllo di iniziare a gestire la situazione – questi presenti erano veramente tutti lì, e alcuni morirono pochissimo tempo dopo. All’epoca si credeva che il reattore non potesse essere esploso, poiché ritenuto impossibile, al ché i dialoghi della puntata sono accurati alla lettera, essendo basati sul vero dialogo riportato nel libro Voices of Chernobyl di Svetlana Alexievich.

1:23:45 differisce minimamente dalla realtà dei fatti

I due uomini che accorrono in sala di controllo per consegnare la notizia di quanto accaduto, giunsero veramente, così come sono fedeli alla realtà le loro parole. Fino a questo punto, Chernobyl ricalca fedelmente gli avvenimenti reali, sebbene alcuni dettagli siano stati tralasciati poiché non influenzarono direttamente la sceneggiatura principale. Stando quanto raccontato da Mazin – creatore della serie – una di queste sotto trame parla di un operaio tornato a casa per riposarsi dopo l’esplosione, consapevole che sarebbe morto senza possibilità di sopravvivenza.

Per gran parte di 1:23:45, la trama segue i tentativi dei coinvolti di capire quanto accaduto. Tutti loro, eccetto alcuni ingegneri, credevano che il nucleo del reattore esploso fosse ancora intatto, e due di questi vennero incaricati di gestire la situazione, Viktor Bryukhanov e Nikolai Fomin. Quest’ultimo ordinò al capo ingegnere operativo, Anatoly Sitnikov, si andare a guardare il reattore dal tetto. Sitnikov non volle andarci, ma vi fu costretto, e a causa di ciò venne investito da una quantità di radiazioni fatali. La loro inaffidabilità fu causa di una condanna a dieci anni di reclusione, un anno dopo l’esplosione, e Formin non si suicidò prima del processo.

Differenze nel secondo episodio

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È credenza comune ritenere che Pripyat sia stata evacuata immediatamente dopo l’esplosione del reattore, ma la realtà andò diversamente. Come mostrato in Chernobyl, la cittadina non venne svuotata fino a quasi tre giorni dopo il disastro, e le persone coinvolte non pensavano affatto di dover lasciare la zona per il resto della loro vita. Il messaggio che il governo diede alla popolazione era un semplice richiamo alla calma e all’ordine, nel processo di evacuazione a breve termine – parole da cui l’episodio prende proprio il titolo.

Emily Watson appare per la prima volta in Chernobyl, nei panni della fisica nucleare sovietica Ulana Khomyuk, ma la sua presenza è un artefatto narrativo in ogni sua parte. Gli sceneggiatori hanno voluto condensare nella sua figura tutte quelle dei fisici e degli scienziati nucleari che hanno lavorato per mettere una pezza al disastro. Il personaggio prende poi una piega giustizialista, assicurandosi che la verità riesca a venire a galla. Come citato da Legasov, se la massa incandescente del reattore ne avesse sciolto il pavimento trapassandolo, arrivando all’acqua di raffreddamento, avrebbe creato un’esplosione di vapore quasi mortale per l’Europa orientale.

Gorbachev tentò di insabbiare il disastro senza successo

Gli ingegneri Alexei Ananenko, Valeri Bezpalov e Boris Baranov andarono quindi a svuotare manualmente la vasca d’acqua, affrontando quella che si considerava una missione suicida. I rapporti di fine anni ’80 infatti riportarono la loro imminente morte poco dopo la missione – andata a buon fine – ma rivelazioni recenti hanno confermato come siano tutti sopravvissuti, tranne nel caso di Baranov, morto nel 2005. Contemporaneamente allo svuotamento manuale della vasca, David Dencik indossa i panni di Mikhail Gorbachev, la cui presenza viene mostrata come quella di un insabbiatore fallimentare dell’accaduto, così come la vera natura dell’incidente. Quel che accadde a porte chiuse non è esattamente chiaro, ma non è un segreto che Chernobyl fosse un elemento primario nella politica di Gorbachev, la quale portò alla disfatta stessa dell’Unione Sovietica.

L’interpretazione di Dencik è molto accurata, seppur enfatizzata. Il secondo importante personaggio introdotto nel secondo episodio di Chernobyl è Boris Shcherbina, interpretato da Stellan Skarsgård, inizialmente mostrato come un burocrate pragmatico, che prende poi coscienza di quanto stia realmente accadendo. Si sa molto poco sulla vita reale di Shcherbina, ma quel che è certo è che abbia supervisionato la gestione della crisi di Chernobyl, di competenza del Consiglio dei Ministri. Shcherbina morì quattro anni dopo il contagio nucleare, come ipotizzato da Legasov, che non dava ad entrambi altri cinque anni di vita.

Differenze nel terzo episodio

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L’episodio inizia con tre ingegneri sotto la centrale di Chernobyl, guidati dalla luce di torce dinamo, ma in realtà si ritiene che si siano fatti strada al buio, aggrappandosi ai tubi vicini che li avrebbero condotti a destinazione. Una scelta reale, giustificata dalla loro conoscenza del condotto, che gli avrebbe quindi permesso di prevedere le direzioni da prendere. Ovviamente per la televisione questo non sarebbe stato funzionale, apportando modifiche per mostrare al pubblico una visibilità su cosa stia accadendo.

Le persone che all’inizio dell’esposizione sono state investite da una carica nucleare altissima, Leonid Toptunov, Aleksandr Akimov e i primi soccorritori, vengono mostrate in un lento miglioramento, per poi morire inevitabilmente. Come Legasov ha indicato precisamente a Shcherbina, quelli che avrebbero sofferto di malattie causate da radiazioni si sarebbero ripresi per un breve periodo, ma il midollo osseo degenera, il sistema immunitario si spegne e i loro organi interni si squagliano, portando al punto che nemmeno gli antidolorifici risultano utili. La condanna è una morte inevitabile in tre giorni o tre settimane. Il terzo episodio di Chernobyl, inoltre, mostra un approfondimento su Lyudmilla Ignatenko, in particolare sul modo in cui ha affrontato la perdita del marito Vasily.

Alcuni aspetti della vita di Lyudmilla sono stati riportati fedelmente, come la corruzione in ospedale e il permesso di vederlo per soli trenta minuti. In quel momento si dichiara non incantata ma nella vita reale disse all’infermiera di avere già due figli.  In più momenti, Lyudmilla è mostrata in maniera commovente, perfino abbracciando il marito, ma la realtà vuole che le fu proibito tassativamente di avvicinarsi a Vasily. Dopo la sua morte, venne seppellito in abiti da cerimonia, ma senza scarpe, a causa del rigonfiamento eccessivo dei piedi. Elemento questo su cui si basa la fine dell’episodio, dove Lyudmilla tiene in mano un paio di scarpe al funerale.

Sempre in questo episodio, alcuni minatori delle aree vicine vengono raccolti per iniziare a scavare un tunnel sotto l’Unità C, così che a Chernobyl si potesse installare un diminutore di temperatura sotto al reattore quattro, riducendo le possibilità che il nucleo fuso raggiungesse fonti d’acqua. I minatori furono realmente prelevati da aree come Tula e Donbass, ma Chernobyl cambia alcuni aspetti di questo evento rispetto a quanto realmente accaduto nel 1986. Mentre Shcherbina fa richiesta per avere tutto l’azoto liquido disponibile in Unione Sovietica per raffreddare la massa incandescente, nel caso avesse fuso il pavimento, nella realtà a procurarlo agli ingegneri fu Bryukhanov. Pena del fallimento sarebbe stata la morte, ma questo avvenne prima che venisse arrestato con Fomin.

Tutto ciò accadeva a prevenzione che il nucleo fuso raggiungesse la falda freatica, sebbene alla fine non ve ne fu bisogno perché ad oggi non l’ha mai raggiunta. Dei circa quattrocento minatori che hanno scavato il tunnel di raffreddamento, si stima che uno si quattro sia morti di cancro o di qualche complicazione causata dalle radiazioni. Mentre scavano il condotto, Chernobyl li mostra addirittura nudi pur di sopportare il caldo circostante, fatto questo confermato da molti dei minatori realmente presenti.

Un fatto determinante affrontato nel terzo episodio, seppur brevemente, è la zona d’evacuazione intorno a Chernobyl. Come menzionato da Shcherbina al telefono con Gorbachev, Nikolai Ryzhkov stabilì un esodo di popolazione rientrante nei 30km di superficie attorno alla centrale. Questa cifra arbitraria venne realmente utilizzata per l’evacuazione iniziale, e secondo Legasov era piuttosto inutile. Si pensi che ad oggi, la zona d’esclusione comprende 2600km quadrati.

Differenze nel quarto episodio

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Il quarto episodio di Chernobyl mostra per lo più la fase di pulizia del reattore. Per sfortuna dei malcapitati, non vi erano macchine a sufficienza per rimuovere i detriti radioattivi, e i militari dovettero ricorrere ai soldati per spalare via i detriti dai tetti. Come Legasov menzione durante la serie, i soldati venivano ritenuti dei biorobot, nonché parte dei dispositivi di sicurezza di Chernobyl, responsabili delle conseguenze del disastro. Oltre ai 3828 soldati col compito di ripulire il tetto della centrale elettrica di Chernobyl, decine di migliaia di soldati e civili restarono all’interno della zona di esclusione della centrale, ai quali furono dati compiti quotidiani, dal radere al suolo la foresta circostante, fino ad uccidere gli animali contagiati dalle radiazioni. Questa fu una fase affrontata immediatamente, ma conclusa solo anni dopo.

L’altro tema cruciale che la puntata affronta è la determinazione della causa scatenante dell’incidente. Chernobyl sfrutta quindi il personaggio fittizio di Ulana Khomyuk per scoprire la verità, ma nonostante sia frutto di fantasia, l’ostruzionismo che le viene riservato è alquanto reale. Alla fine, il vero Legasov consegnò un rapporto all’Agenzia internazionale per l’energia atomica, dove spiegava molte delle violazioni di sicurezza e le incoscienze che hanno causato la tragedia. Una delegazione apposita dell’agenzia ha esaminato le cause, stilando il rapporto INSAG-1, dove viene descritto tutto ciò che ha condotto al disastro. Non è chiaro se Legasov sia stato spinto coltamente a parlare dei reattori RBMK, ma le sue dichiarazioni alle conferenze di Vienna hanno una sincerità senza precedenti riguardo un membro dell’Unione Sovietica. Purtroppo, i suoi sforzi per prevenire il ripetersi di una tragedia simile e le rivelazioni di dettagli chiave, gli sono costati la derisione dei suoi pari e del paese.

È stato respinto per il premio di Eroe del lavoro socialista, in seguito a Chernobyl, nonostante tutti gli altri membri della commissione l’abbiano ottenuto, come gli venne negato un posto nel consiglio tecnico e scientifico dell’Istituto di energia atomica di Kurchatov. Riguardo Vasily e Lyudmilla, il quarto episodio di Chernobyl mostra brevemente la gravidanza della donna nel corso dei mesi, portando alla nascita della bambina che, come mostrato nella puntata, è morta quattro ore dopo il parto, a causa di una cirrosi epatica e da una cardiopatia congenita. Nella realtà dei fatti, Lyudmilla entrò in travaglio mentre era in visita alla tomba del marito.

Differenze nel quinto episodio

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L’ultimo episodio di Chernobyl punta l’attenzione su due avvenimenti: il processo conseguente l’esplosione e l’incidente al reattore quattro, entrambi raccontati simultaneamente. Comincia con Dyatlov, Fomin e Bryuhkanov, circa dodici ore prima dell’incidente, è implicito come i risultati del test avrebbero determinato una loro promozione, motivo per cui Dyatlov agì imprudentemente e d’impulso. Sebbene sia possibile che la voglia di promozioni fosse una delle cause principali, è ovvio che a determinare la tragedia di Chernobyl siano stati i materiali economici, la corruzione e il silenzio dei lavoratori.

Nella serie, Legasov ammette di aver dichiarato il falso nei rapporti mandati a Vienna, ma sebbene qualcosa di alterato vi sia stato, quanto da lui scritto nei documenti coincideva con la realtà. Legasov ammise di aver avuto problemi con lo staff della centrale, oltre che con i regolamenti sulla formazione del personale e sulle norme di sicurezza. A quel tempo, il mondo gli credette, sebbene il candore di Legasov fosse al contempo autentico e velato. Gli venne ordinato di omettere alcune informazioni cruciali, ma vennero comunque a galla quando i suoi nastri rivelarono una parte significativa della verità.

Non disse mai in nessuna aula ti tribunale, agli ufficiali del KGB, ai giudici e ai membri della comunità scientifica sovietica che il suo rapporto per Vienna era falso, perché non venne imputato nel processo di Chernobyl. La serie infatti enfatizza fin troppo la drammaticità di quell’evento, a causa del fatto che nessuno dei tre personaggi principali mise mai piede in aula. Legasov e Shcherbina non c’erano, così come Khomyuk, creata appositamente per la serie. Il processo stesso viene enormemente condensato, passando dalle settimane reali a quello che sembra essere un solo giorno.

La scenografia del processo è esatta, le dinamiche meno

A parte questo, altri aspetti del processo di Chernobyl, come l’aula di tribunale improvvisata – compresa la scatola e in quale ordine gli imputati erano seduti – sono identici a come appariva l’aula reale. Era un processo spettacolarizzato, controllato e interrotto dal Comitato Centrale. Si è inoltre appena scoperto che quello di Chernobyl fu uno degli ultimi processi spettacolarizzati nella storia dell’Unione Sovietica prima della sua dissoluzione nel 1989. Nel complesso, il processo visto in Chernobyl ha lo scopo di informare gli spettatori su cosa sia realmente accaduto la notte dell’incidente, entrando nel dettaglio degli eventi.

Un momento chiave dell’episodio è la minaccia fatta da Dyatlov ai lavoratori, costringendoli a continuare i suoi test nonostante il reattore scena a 30 megawatt. Secondo i rapporti, Toptunov suggerì di chiudere il reattore dopo che si era fermato, e Akimov ne appoggiò la proposta. Fu Dyatlov ad ignorare la loro protesta, ordinando di procedere col test. Fomin, Bryuhkanov e Dyatlov vengono mostrati sotto processo, ma non furono gli unici ad essere giudicati all’epoca: vi erano infatti l’ingegnere e capo ispettore Yuri A. Laushkin, il direttore di turno del reattore quattro Boris V. Rogozhin, e il capo del reattore quattro, Aleksandr P. Kovalenko.

Mentre i tre principali processati hanno ricevuto una condanna a dieci anni – anche se vennero rilasciati molto prima che le sentenze fossero scontate – gli altri tre hanno ricevuto condanne molto più lievi, con sentenze di due, tre e cinque anni di carcere. Secondo il NY Times, Fomin è l’unica persona che venne accusata di abuso di potere, in aggiunta alla negligenza criminale.

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