David Lynch nel corso della sua carriera si è cimentato in vari mestieri attinenti alla sfera artistica. Nasce come pittore, ma è anche un fotografo, montatore, attore, sceneggiatore e scrittore. È proprio questa sua ecletticità ad avergli permesso di diventare un regista cinematografico estremamente originale e imprevedibile.

Riuscire a comprendere a pieno il cinema di David Lynch, inserendolo in una sola categoria è un lavoro destinato al fallimento. La grandezza di questo regista americano, è proprio quello di sfuggire ad ogni tipo di classificazione. Di certo però, esistono delle caratteristiche che generalmente si possono associare a David Lynch, ma che talvolta il regista stesso si diverte a sovvertire.

Quello che Lynch fa nelle sue regie, non è tanto distruggere in maniera diretta i canoni del società americana, ma quello di mostrane i suoi buchi e le profonde imperfezioni. Lo studio di David Lynch riguarda quindi quelle parti sommerse dell’uomo, le oscurità presenti nella banale vita quotidiana di ognuno. Lo stesso regista ha affermato:

È come quando si vede un iceberg. Noi sappiamo che quello che appare fuori dall’acqua è solo una parte molto piccola di tutto il resto. Io sono interessato alle cose nascoste. Come uno psichiatra, suppongo. Magari un po’ più astratto.

Non è un caso che i suoi film siano raffigurati in maniera molto profonda, tra il contrasto di luci e ombre. Ovviamente nei film di Lynch a prevalere è l’oscurità. Lo stesso regista ha detto:

Mi piace che vi sia qualcosa di scuro nell’inquadratura. Se tutto è completamente illuminato e si può vedere ogni cosa, allora non c’è più mistero.

Proprio il mistero è presente costantemente nei film di David Lynch. Molto spesso questi misteri non vengono lasciati volutamente irrisolti. Per queste ragioni il cinema di Lynch è stato associato molto spesso al movimento artistico del surrealismo. Nonostante sia indubbia l’influenza che il surrealismo e le altre avanguardie novecentesche hanno avuto su questo regista, sembra altrettanto improprio e riduttivo  associare in maniera esclusiva il regista a questi movimenti, come egli stesso ha dichiarato:

Io amo i surrealisti, e mi sembra di capire quanto dicono, ma penso che, forse, le cose non sono sempre surreali. Una storia, per me, può essere insieme concreta e astratta.

A dirla tutta David Lynch stesso non è un grandissimo cinefilo, come molti invece credono. Nonostante questo nelle sue opere hanno avuto una grandissima influenza la cinematografia di grandi maestri del cinema come Stanley Kubrick Federico Fellini. Anche la lettura di Franz Kafka ha avuto un importanza cruciale nella sua crescita registica. Tuttavia, più che nel cinema o nella letteratura, i film di Lynch traggono spunto dalla pittura. Sopratutto, le opere di Francis Bacon sono state di grandissima ispirazione per il regista americano, che non confida nell’importanza del cinema hollywoodiano classico. Nonostante questo, Lynch afferma di andare a vedere i film classici per assicurarsi che non esercitino un influenza su di lui.

Proprio partendo da queste affermazioni, si può supporre che David Lynch faccia dei film con strutture narrative anticonvenzionali e lontane dal cinema classico. Tuttavia, come notato da alcuni critici, i suoi film non sono tanto importanti per aver creato uno stile innovativo o per essersi totalmente discostati dalla narrazione tradizionale. La grandezza di Lynch sta nell’aver inserito in film dall’impianto tradizionale, degli elementi perturbanti ed estranei. In questo, David Lynch prende a piene mani dalla pittura del suo “maestro” Bacon, che disse:

Penso che sia il lieve distacco dal reale, che mi rituffa con maggior violenza nel reale stesso. 

Il cinema di David Lynch è pieno di queste piccole torsioni della realtà. Le quali permettono al regista di osservare da un punto di vista straniato in conflitti celati dentro ognuno di noi.

Eraserhead – La mente che cancella (1977)

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Eraserhead è il primo lungometraggio di David Lynch e forse uno dei suoi film più personali. Il film presenta di fatti molti punti legati alla biografia del giovane regista. La trama è difficilissima da spiegare, in quanto possiede una struttura profondamente onirica, per cui è difficile comprendere cosa sia un sogno e cosa la realtà. Una tematica molto forte nel film è quella della paternità indesiderata. Il personaggio principale, Henry Spencer, si ritrova ad essere padre di un figlio deforme. Per questo elemento della trama David Lynch si è ispirato ad un evento autobiografico: sua figlia è infatti nata con una deformazione. Come nella vita reale del regista, Henry  litiga con la compagna, che lo abbandona.

Il bambino deformato è una delle creature più strane che siano state realizzate nel cinema. Questa creatura pur essendo  orribilmente deforme (sembra più un animale che un bambino) possiede degli occhi dolcissimi e il pianto simile a quello di un neonato. David Lynch non ha mai rivelato come questo “mostro” sia stato realizzato. Oltre alla compagna altre donne entrano nella vita di Henry. Una di queste è la vicina di casa, con cui ha un breve rapporto interrotto a causa del figlio e una donna con escrescenze tumorali sul viso che schiaccia dei vermi simili a spermatozoi, e alla fine del film lo invita implicitamente alla morte cantando In heaven everything is fine. 

Nello stesso sogno dove la donna sfigurata canta, la testa di Henry cade dal suo corpo venendo sostituita da quella del figlio. La testa viene poi ritrovata da un bambino venendo utilizzata per creare la gomma da cancellare, da qui proviene il titolo del film (eraser significa in inglese proprio gomma da cancellare). David Lynch ci mise cinque anni per completare questo film. Tutte le scene sono state girate di notte, perché di giorno il cast e  il regista dovevano svolgere un altro lavoro per potersi mantenere. Il film riuscì a diventare di culto grazie alla decisione del distributore di proiettarlo negli spettacoli di mezzanotte. Eraserhead è uno dei film preferiti di Stanley Kubrick e si dice che lo abbia mostrato durante le riprese di Shining al cast per far comprendere il tipo di atmosfera che voleva creare con il suo film.

The Elephant Man (1980)

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Pure il celebre attore e regista comico Mel Brooks vide Eraserhead e ne rimase talmente colpito che decise di produrre il successivo film di Lynch, Elephant Man. Il regista ebraico diede tra l’altro al collega nato a Missoula una delle definizioni più calzanti che si potessero trovare descrivendolo come:

Un James Stewart venuto da marte.

Il lungometraggio è tratto dalla storia vera di Joseph Merrick. Questo povero uomo vissuto in Inghilterra durante l’epoca vittoriana era deforme in maniera grottesca per via di una rara malattia chiamata neurofibromatosi. Il film parte dalla sceneggiatura di Cristopher DeVore Eric Bergen, sulla quale Lynch ha lavorato molto adattandola con delle modifiche. Lynch decise di girare il film in bianco e nero, scelta per la quale ottenne il consenso entusiasta del produttore, Mel Brooks.

Il film racconta dei tentavi del dottor Treves, interpretato da Anthony Hopkins, di aiutare il povero uomo nato deforme. Il dottore fa ricoverare Merrick all’ospedale per evitare che venga maltrattato dal “proprietario” chiamato Bytes. Nell’ospedale tutti iniziano ad apprezzare Joseph (John nel film), ma purtroppo il portiere notturno se ne approfitta e inizia a mostrarlo in cambio di soldi. In uno di questi show il poveretto Bytes riprende Merrick e lo fa esibire nelle fiere assieme ad altri freaks, arrivando a picchiarlo violentemente. Gli altri “mostri” però lo salvano e lo fanno scappare, ma durante la fuga, una massa inferocita si scaglia contro John, accusandolo di avere travolto una bambina. Il povero uomo può solo urlare:

Non sono un elefante! Non sono un animale! Sono un uomo!

Merrick ritorna così all’ospedale completamente distrutto e Treves decide di lasciarlo andare a teatro per vedere uno spettacolo dove il pubblico lo applaude, una piccola soddisfazione in una vita molto infelice. Andando a dormire, l’uomo – elefante muore suicida dopo aver dormito disteso (la malformazione lo costringeva a dormire semi seduto), in una scena dal montaggio e dalla regia che straziano dalla commozione.

Nonostante il film sia molto più tradizionale a livello narrativo, rispetto a Eraserhead, non mancano scene oniriche e visionarie. Difatti, si può affermare che nel film siano presenti degli elementi fortemente lynchiani. Primo fra tutti la creatura mostruosa che ricorda nel trucco grottesco la donna malformata presente nel film precedente e perfino la Paramount, che distribuì il film, voleva tagliare le scene più forti, ma per fortuna Mel Brooks si oppose.

Altra caratteristica particolare è che il “mostro” non viene mostrato nella prima parte del film. Appare solo quando un infermiera grida perché spaventata da lui. Questa attesa permette di far crescere un senso di attesa nello spettatore, che non vede inconsciamente l’ora di violare con il suo sguardo curioso il travestimento sotto al quale si cela John.

La critica apprezzò molto il film e lo stesso fece il pubblico, e pur non vincendo nessun premio Oscar, venne nominato per ben otto categorie tra le quali: miglior film, miglior attore protagonista e miglior regia. Il successo di The Elephant man dimostrò al mondo che David Lynch non era solo un regista d’avanguardia che faceva film di nicchia ma un cineasta completo.

Dune (1984)

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Dopo The Elephant Man David Lynch era uno dei registi più ricercati di Hollywood. In particolare Geroge Lucas, che vide (su suggerimento di Kubrick) e apprezzò Eraserhead, propose a Lynch di realizzare la regia del suo nuovo film Star Wars: Il ritorno dello Jedi. I due registi si sono incontrati allo Skywalker Ranch, dove Lucas tentò di allettare Lynch portandolo in giro con la sua Ferrari e poi a pranzo. Tuttavia l’accordo non si trovò. Pare che lo stesso regista, dopo l’incontro con Lucas, sia andato con una forte emicrania verso una cabina telefonica per dire al suo agente:

Non posso assolutamente fare una cosa del genere. Non esiste!

Probabilmente David Lynch temeva che con Lucas, come produttore, non avrebbe avuto alcuna voce in capitolo. I sospetti si rivelarono fondati quando Lucas assunse il regista semi  sconosciuto Richard Marquand per dirigere il film. Il regista accetta invece la proposta fattagli da Raffaella De Laurentiis per dirigere il film Dune, tratto da un celebre romanzo di fantascienza dello scrittore Frank Herbert. Tra l’altro Lynch, quando viene contattato dalla produttrice, non ha ancora letto il libro.

Il film non incomincia nel migliore degli auspici già in fase di pre produzione, dopo che i due sceneggiatori lasciano il progetto e David Lynch si ritrova a scrivere tutto da solo. Adattando il libro di fantascienza per il grande schermo, Lynch fa molti cambiamenti, e anche la fase di produzione fu molto travagliata per varie ragioni, sopratutto di natura logistica. Il problema principale ebbe luogo in sala di montaggio. Lynch aveva realizzato un film di più di tre ore, ma la produzione decise di tagliare più di un ora dal lungometraggio snaturando così il film. Il film fu così un profondo fallimento sia di critica sia di pubblico. Il regista ammise:

Le colpe sono soltanto mie. Probabilmente non avrei dovuto fare questo film, ma ci avevo visto molte possibilità per fare le cose che amo e quella era la struttura adatta in cui immetterle. Ma avevo avuto indicazioni specifiche da parte di Raffaella e Dino De Laurentiis riguardo al film che si aspettavano e sapevo di non avere diritto al final cut.

Nonostante questo problema, in Dune si riesce comunque a notare talvolta il tocco di David Lynch. In questo film il regista incominciò a collaborare con Kyle MacLachlan che sarà uno dei sui più importanti attori feticcio. Questa esperienza insegnò a Lynch di non accettare nessun progetto senza avere il pieno controllo sul montaggio finale.

Velluto blu (1986)

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Dopo il disastro di Dune Lynch decise di proporre a De Laurentiis un film che aveva già scritto e che sarebbe costato molto meno del lungometraggio precedente. Il produttore italiano accettò, a patto che il regista avesse lavorato a salario ridotto e con un budget di cinque milioni di dollari. Il personaggio principale del film è Jeffrey Beaumont, Kyle MacLachlan, studente che ritorna a casa per badare al padre dopo che questo è colpito da un infarto, e durante questa visita, il giovane trova un orecchio umano sul prato della casa.

Da questo momento il protagonista inizia un’indagine che lo porterà ad affrontare varie disavventure, sia erotiche che violente. In particolare, arriva a conoscere una cantante di un night club chiamata Dorothy, che viene minacciata da un pervertito con tendenze sadomasochiste e incestuose. Per la parte di Dorothy, David Lynch scelse l’attrice e modella Isabella Rossellini, figlia di Roberto Rossellini e Ingrid Bergman. Il loro primo incontro è una curiosità rimasta nella storia del cinema come un evento davvero singolare: non sapendo di chi Isabella fosse figlia, Lynch ne rimase colpito sopratutto dalla somiglianza tra l’attrice e Ingrid Bergman.

Elemento fondamentale in Blue Velvet è proprio l’orecchio, perché oltre ad essere il motore che muove la trama ha una forte valenza simbolica. Da quel momento non esiste più l’equilibrio. Il film dopotutto è gonfio di simbolismi e di cose nascoste. La stessa città nel quale è ambientato, nonostante sembri la classica piccola città americana dove tutti vivono in armonia, nasconde dei lati molto più oscuri. Questa città creata da David Lynch prende ovviamente ispirazione dai ricordi autobiografici del regista, essendo egli stesso nato e cresciuto in provincia. Una rappresentazione simile del mondo di provincia americano ritornerà nel serial televisivo Twin Peaks. Sopratutto, Blue Velvet mostra come dietro all’apparenza tranquilla ci sia sempre qualcosa di molto più oscuro pronto per emergere. Come disse Lynch:

Ho scoperto che se una persona guarda leggermente da vicino il mondo, ci sono sempre formiche rosse sottoterra.

Il film è stato un discreto successo di pubblico e critica ed è diventato nel corso degli anni un film di culto per gli appassionati, e David Lynch ricevette la sua seconda nomination agli Oscar come miglior regista, rimanendo anche stavolta senza vittoria. Il film fece anche molto discutere per l’uso di nudi e violenza. Gian Luigi Rondi, scandalizzandosi per aver visto Rossellini nuda, non accettò il film al Festival di Venezia.

Cuore selvaggio (1990)

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Il film racconta la storia di Sailor, Nicholas Cage, e Lula, Laura Dern, una coppia in fuga dalla madre della ragazza la quale sta usando le sue losche conoscenze per far del male a Sailor. Il film non è facilmente definibile, un insieme eterogeneo di sensazioni ci colpisce mentre lo si guarda. Come in molti film di David Lynch, tocca alcuni punti e tematiche per poi lasciare tutto irrisolto. In realtà proprio questo aspetto rende il film ancora più affascinante. I due innamorati sono quasi un’unica persona, tanto sono legati tra loro, con i loro straordinari contrasti. I due amanti sono fortemente legati alla loro macchina ed al viaggio che fanno con essa, significato di libertà.

Tuttavia l’eccessiva virilità e orgoglio di Sailor lo porteranno ad affrontare la parte oscura di sé stesso, venendone controllato. Molto interessante è la performance di Willem Defoe, che pur mettendo in scena un personaggio che appare solo alla fine, come Bobby Peru riesce a farsi notare. Il personaggio sembra essere un estensione Lynch stesso. Cuore selvaggio fu divisivo per la critica, ma nonostante questo riuscì a vincere la Palma d’oro al Festival di Cannes, grazie anche al direttore di giuria Bernardo Bertolucci, il quale si è speso molto affinché potesse vincere l’ambito premio.

Fuoco cammina con me (1992)

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Dopo che l’esperienza di Twin Peaks finì, David Lynch si rese conto di voler continuare ad approfondire quello strano mondo che aveva creato con la serie tv. Per questo decise di presentare alla casa di produzione Ciby Pictures (con la quale aveva un contratto per realizzare quattro lungometraggi) la proposta di realizzare un prequel della serie televisiva. Vista la fama della serie la casa accettò con grande piacere la proposta del regista.

Il film Fuoco cammina con me riguarda gli ultimi sette giorni di vita di Laura Palmer. Il lungometraggio si discosta molto nei toni rispetto alla serie, dalla quale vengono tolti tutti i momenti di commedia. Il film presenta anzi molta più violenza e sesso rispetto a Twin Peaks. A pensarci bene, tutta questa oscurità era inevitabile, visto che la storia di Lara Palmer è quella di una ragazza stuprata e uccisa. Nel film sono presente molte più scene oniriche e perturbanti. Come ha notato Michele Marangi nel suo bellissimo saggio Oltre Twin Peaks. Fuoco sulle solite visioni:

Oggi si coglie che il film del 1992 è essenziale nello sviluppo della poetica lynchiana dell’ambiguità del reale e nell’esplorazione dei molteplici livelli di percezione del quotidiano, a prescindere da ogni tentazione normalizzatrice di oggettività o presunta verità.

Già nei titoli di testa David Lynch discosta il lungometraggio dal serie. Su una strano sfondo blu compaiono i titoli, per poi rivelarsi essere uno schermo di un televisore non sintonizzato. Di colpo una sbarra di ferro colpisce il televisore distruggendolo. In realtà secondo Lynch il film non sarebbe stato così cupo se avessero aggiunto delle scene che aveva girato, ma che alla fine vennero tagliate perché non erano essenziali per la trama.

Il film è ancora più disturbante perché pur avendo all’interno molti elementi soprannaturali, sembra molto realistico grazie anche alle performance di Ray Wise e  Sheryl Lee. Nel lungometraggio non sono presenti alcuni membri della serie come  Lara Flynn Boyle (Donna Hayward) e Sheryl Fenn (Audrey Horne). Boyle rifiutò perché nel film è presente una scena dove doveva essere nuda, mentre Sheryl non accettò l’offerta di Lynch perché era impegnata a girare Uomini e topi (film tratto dall’omonimo romanzo di John Steinbeck).

Il film fu presentato a Cannes e venne detestato da pubblico e critica. I fan della serie trovarono il film ben lontano dallo spirito di Twin Peaks e si sentirono tradirti. Molti accusarono Lynch di aver fatto un’operazione commerciale per sfruttare il successo della serie e la critica stroncò in maniera quasi unanime il film, sebbene Lynch stesso lo apprezzi molto ed è da sempre dispiaciuto che sia stato così tanto detestato.

Strade perdute (1997)

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Passano ben quattro anni prima che il regista decida di fare un nuovo lungometraggio. David Lynch affermò:

Avevo tentato di mettere in moto delle cose, ma per una ragione o per l’altra non accaddeva mai nulla. Il problema è trovare qualcosa di cui innamorarsi. Non si può fare un film per denaro, né per qualsiasi altra ragione che non sia il fatto di essersi innamorati del materiale che si sta elaborando, provarne entusiasmo. In caso contrario non si potrebbe mai reggere la fatica del viaggio.

Di fatto Lynch si trovò in una posizione molto scomoda, visto che dopo il fallimento di Fuoco cammina con me pochi erano pronti ad investire su un suo progetto. David Lynch alla fine trovò uno spunto interessante leggendo il libro di Barry Gifford Gente di notte, dove un personaggio usava il termine “lost higway”. Dopo aver letto il libro Lynch chiese a Gifford se volesse lavorare ad un film che avesse come titolo questa espressione. Da questa idea nasce il concepimento della pellicola, agli estremi della poetica lynchiana.

Strade perdute possiede una trama molto complessa e talvolta è difficile capire cosa sia reale e cosa non lo è. La prima parte del film ha come protagonista il musicista Fred Madison, Bill Pullman, il quale sospetta che sua moglie Renée, Patricia Arquette, lo tradisca. Nella prima scena Fred, rispondendo al citofono, sente un uomo che gli dice che Dick Laurent è morto. La famiglia Madison riceve quindi da una persona sconosciuta delle videocassette, dove viene filmata la loro casa ripresa dall’esterno.

Strade perdute è un preludio all’estetica di Mulholland Drive

Il giorno dopo, i due ricevono un’altra cassetta dove questa volta è presente un video che immortala la loro abitazione all’interno (dove i due coniugi stavano dormendo). La stessa sera i due si recano ad una festa dove la moglie si diverte con il suo presunto amante Andy e il marito incontra un uomo misterioso, che sembra avere il dono dell’ubiquità. Secondo Andy questo strano uomo sarebbe amico di Dick Laurent. Il giorno dopo Fred trova un’altra videocassetta che mostra la moglie brutalmente assassinata e la polizia incolpa e arresta il musicista.

Nella seconda parte appaiono dei  nuovi  personaggi che all’apparenza hanno poco a che fare con quelli precedenti. Tuttavia, in questo film non tutto è quello che sembra, difatti si ha l’impressione che questi siano dei doppioni della coppia vista in precedenza. La stessa Arquette interpretò il doppio della moglie mentre un altro attore, Paul Balthazar Getty, prese quello del marito. Il film esplora anche una paura molto attuale che è quella di essere spiati e filmati di nascosto. Al giorno d’oggi, dove i nostri stessi cellulari e computer possiedono delle piccole videocamere, questo film ha molto da dire.

Strade perdute può essere associato per molti aspetti a Ereserhead per via della sua cupezza e delle forti atmosfere oniriche simili a quelle che si provano negli incubi. Il film non ha avuto un buon risultato al botteghino e ha diviso la critica. Nonostante questo ai giorni nostri è stato fortemente rivalutato e molti lo ritengono, a ragione, una delle opere più originali e meglio riuscite del regista americano.

Una storia vera (1999)

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Nel 1999 David Lynch stupì critica e pubblico presentando il film meno lynchiano della sua carrieraUna storia vera racconta il viaggio, realmente accaduto, che Alvin Straight, Richard Farnsworth, compie con il trattore per raggiungere il fratello che è stato colpito da un infarto. Viaggiando alla velocità di 8 km/h l’anziano compie questa piccola odissea in sei settimane. Il film celebra tutto ciò che ci può essere di positivo nell’umanità. Proprio grazie all’aiuto degli altri, questo simpatico signore riesce a raggiungere il suo obbiettivo. Nel percorre la strada di fatti l’anziano incontra moltissime altre persone di vari ceti sociali, età e cultura.

Il film riguarda anche il ricordo e il rimpianto. Alvin di fatti ricorda con grande piacere i momenti passati con il fratello e vorrebbe riviverli. Nei ricordi di Alvin ci sono anche quelli poco piacevoli della guerra, che lui condivide con un altro anziano in una delle scene più toccanti del film. Una storia vera si discosta in maniera radicale rispetto alle produzioni precedenti del regista. Il film possiede una storia semplice e lineare per di più ben si allontana dalla cupezza del film precedente. Quando uscì, gli spettatori si aspettavano di trovare un capovolgimento di trama da un momento all’altro, ma David Lynch ne ha deluse le aspettative, facendo di questo film una favola luminosa e ottimista.

La critica apprezzò il cambiamento di registro di Lynch, definendo questo film come uno dei più saggi e maturi. Fu molto apprezzata la recitazione di Richard Farnsworth che ricevette anche una nomination agli Oscar per il lavoro svolto con la parte. Purtroppo, quando l’anziano attore iniziò a lavorare per il film, aveva un cancro alle ossa e morì suicida un anno dopo che il lungometraggio uscì nelle sale. Curiosamente, Lynch ha dichiarato su Una storia vera:

Il film è molto semplice e lineare e questo aspetto ha sicuramente contribuito a renderne difficile la realizzazione, poiché vi sono pochi elementi con i quali puoi giocare. Per me si è trattato di un film sperimentale che mi obbligava a giocare costantemente “di finezza”

Mulholland Drive (2001)

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La direzione che David Lynch prende nel film Una storia vera non dura molto. Nello stesso anno in cui uscì il film più anomalo del regista americano, che negli USA venne distribuito dalla Disney. Lynch propone alla ABC un’idea per una serie televisiva che si doveva chiamare Mulhollad Drive. Inizialmente il progetto piacque ai dirigenti, che proposero al regista di realizzare un episodio pilota. Il risultato del lavoro di Lynch non soddisfò la ABC, che quindi bocciò il progetto.

Il regista venne però contatto da Pierre Edelman, rappresentante della casa di produzione Studio Canal Plus che gli chiese il permesso di vedere il pilot. L’episodio piacque alla casa di produzione e propose a David Lynch la possibilità di tramutare l’episodio pilota in un film. Dopo aver ottenuto – un anno dopo – i diritti per fare il lungometraggio, la casa di produzione stanziò sette milioni di dollari per completarlo.

Come nel caso di altri lavori del regista, in questo film è difficile stabilire cose è vero e cosa un sogno

Mulhollad Drive segue le storie di Betty e Rita. Betty è una aspirante attrice appena arrivata a Los Angeles. Mentre Rita è una misteriosa  donna che dopo un incidente non si riesce più a ricordare nulla della sua vita e si nasconderà in casa di Betty. Le due scoprono che nella borsa della misteriosa donna ci sono tanti soldi e una chiave blu. Il regista ha preso profonda ispirazione da Viale del Tramonto di Billy Wilder per realizzare questo film.

Infatti, nel lungometraggio di David Lynch compare un cartello con la scritta Sunset Boulevard.  La critica accolse questo film in maniera estremamente positiva. Dopo il grande successo a Cannes, dove David Lynch vinse il premio come miglio regista, la Universal decise di distribuire il film in America. Il lungometraggio ricevette una nomination agli Oscar e quattro ai Golden Globe non vincendo nessuno di questi premi. Il film è considerato come uno dei migliori film di Lynch e del XXI secolo.

Inland Empire – L’impero della mente (2006)

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Inland Empire è un film che racchiude in sé tutto l’universo lynchiano. Molte delle delle sperimentazioni e delle suggestioni che il regista ha affrontato sono presenti nel lungometraggio. Tante attrici che hanno collaborato nel passato del cineasta sono presenti in questo film, che va vissuto più come un dipinto che come un opera cinematografica. Inland Empire possiede anche molti elementi della “trama” che assomigliano a molti lungometraggi precedenti del cineasta. David Lynch per questo film non usò un copione ma scrisse le scene volta per volta. Per cui lo stesso regista non sapeva a inizio riprese come sarebbe finito il film, che pur essendo prevalentemente astratto non vuol dire che la storia non sia presente. Lynch stesso affermò:

Inland Empire ha una storia completa, solo che esistono sia la storia che il modo in cui è raccontata, e poi ci sono storie che sono solo superficie e storie che racchiudono astrazioni. Qualcosa di non concreto che ha a che fare col sentire, con l’intuire. È questo che amo del cinema.

La protagonista di questa storia che racchiude astrazioni è Nikki, la quale come Betty in Mulhollad Drive è un’aspirante attrice. Similmente a Strade perdute, la protagonista possiede un proprio doppio che si chiama Sue ed è il personaggio che l’attrice deve impersonare. Entrambi i personaggi furono interpretati da Laura Dern, la quale aveva lavorato precedentemente con il regista per i film Velluto Blu Cuore selvaggi.

Cercare di andare oltre nella descrizione della trama sarebbe inutile, in quanto nel film è complicatissimo e inutile comprendere che cosa sia la realtà e cosa sia  invece semplicemente un sogno. Il film è il più lungo che questo regista abbia realizzato fino ad ora e dura 180 minuti. Per il momento è l’ultimo dei lungometraggi di questo cineasta geniale, in attesa di un prossimo capolavoro.

FONTI

R. Caccia, David Lynch, Milano, Il Castoro, 1993

David Lynch, “Garage. Cinema, autori, visioni”, n. 17, 2000

E. Levinskas, Filmmaker Retrospective: The Illustrative Cinema of David Lynch, 22 settembre 2014

D. Lynch, Io vedo me stesso: la mia arte, il cinema, la vita, a cura di C. Rodley, Milano, il Saggiatore, 2016

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