Nel teatro Olympia di Atene debuttò ottanta anni fa, il 2 aprile 1939, la “Divina” Maria Callas. Lo spettacolo era Cavalleria Rusticana e la giovane cantante greco-americana (allora sedicenne) recitò nel ruolo di primadonna il personaggio di Santuzza. Già da subito le doti di questa straordinaria cantante emersero in maniera sorprendente: vinse un premio che il conservatorio metteva in palio. Finita la seconda guerra mondiale Maria ritornò negli USA. Tuttavia Callas rimase in America solo per due anni perché nel 1947 si trasferì in Italia. Nel 1949 ottenne la sua consacrazione sostituendo Margherita Carosio per la parte di Elvira ne I puritani di Vincenzo Bellini (1935). Nel corso degli anni , Maria Callas divenne una delle cantanti liriche più celebri al mondo.

Purtroppo con il passare del tempo Maria ebbe sempre maggiori problemi alle corde vocali. Per questa ragione già nei primi anni Sessanta la carriera operistica della Callas era prossima alla fine (nel 1965 cantò la sua ultima opera integrale). Nonostante questo la cantante rimase uno dei personaggi mediaticamente più influenti grazie anche alla sua relazione con Aristotele Onassis. Nel 1929, dopo essersi lasciata con l’armatore greco, Maria Callas recitò la parte di Medea nel film omonimo di Pier Paolo Pasolini. Il poeta decise di scegliere Maria Callas perché lei meglio di altre attrici rappresentava le contraddizioni insite nel personaggio:

La barbarie, sprofondata dentro, che vien fuori nei suoi occhi, nei lineamenti, non si manifesta direttamente, anzi. Lei appartiene a un mondo contadino, greco, agrario e poi si è educata per una civiltà borghese. Dunque in un certo senso ho cercato di concentrare nel suo personaggio la complessità di Medea.

Tra lo scrittore e la cantante nacque uno straordinario rapporto di amicizia. Il film purtroppo non ebbe un grandissimo successo commerciale e precluse in parte la possibilità alla cantatane di fare carriera nel cinema. La cantante morì il 16 settembre 1977 dopo aver dovuto sopportare nel corso degli ultimi anni di vita i decessi di molte persone a lei care.

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