Twitter, si sa, è il covo del male, la morte della ratio, la Babele dell’Era della Ragione. I casi sono infiniti, ce ne sono per tutti i gusti e vanno dal trattamento riservato a Kevin Spacey, Jim Carrey e Liam Cunningham. Le miriadi di cinguettii che come uccellini affamati strillano allo scandalo di turno si sprecano, con continui rinnovamenti di bersagli nuovi e qualunquismi che farebbero sfregare le mani anche al miglior benpensante, che sulla piattaforma troverebbe pane e tentazioni per scatenare delle rivolte popolari e creare dissensi e consensi. La disgraziata di turno, stavolta, è Daisy Ridley, che tra un’ospitata e l’altra ha risposto ad una domanda insidiosa, postale dal Guardian, relativa alle questioni di ceto sociale.

L’attrice protagonista della trilogia sequel di Star Wars, che tra pochi giorni giungerà al termine col rilascio di L’ascesa di Skywalker, ha dichiarato il suo punto di vista nei confronti della concezione di privilegio nella scala sociale. In particolare, interrogata sulla propria istruzione, che è stata privata, Daisy Ridley ha affermato di non aver avuto più privilegi di quanti ne abbia avuti John Boyega – anche lui in Star Wars – al ché Twitter si è automaticamente trasformato nello scatolone fabbricone di denigrazioni e macchiatore di reputazioni quale è.

La domanda incriminante che è costata a Daisy Ridley l’assalto digitale è stata relativa al suo background, se secondo lei la sua istruzione privata e l’estrazione dei suoi genitori – che sono inseriti nel mondo dello spettacolo – l’abbia in qualche modo aiutata a navigare in acque sicure tra le celebrità, più di quanto sia stato possibile per il resto dei suoi coetanei. Un po’ innocentemente, un po’ perché se avesse detto di sì altro che tweet diffamatori, Daisy Ridley ha risposto:

Ho dei privilegi? Come, in che modo? Sinceramente non capisco come potrei averne.

Al ché la giornalista Nosheen Iqbal le avrebbe spiegato che la sua domanda riguardava la sua estrazione sociale, in termini di ricchezza e ceto, senza alcuna offesa celata, sentendosi ribattere da Daisy Ridley che non vede troppe differenze tra lei e, per esempio, John Boyega. L’attore, che interpreta il ruolo di Finn, è cresciuto nel sud di Londra, figlio di genitori immigrati nigeriani e ha dovuto ricorrere ad un finanziamento apposito per poter accedere agli insegnamenti del Theatre Peckham.

Onestamente non credo ci siano troppe differenze. Ok, John è cresciuto in un quartiere umile nel comune di Peckham, ma non penso che io e lui siamo così diversi sinceramente, quindi, privilegi? Non penso.

Quel che è seguito su Twitter è, parliamoci chiaro, una vergogna. Diversi utenti si sono dimostrati feriti da quanto affermato dall’attrice, cogliendo al balzo l’occasione per condividere la loro delusione e frustrazione. Alcuni l’hanno difesa, sostenendo l’imperfezione della natura umana e che si possa imparare dai propri errori, ma la tendenza principale è stata definirla come ignorante, offensiva e che avesse bisogno di una ripassata culturale. Di seguito ci sono alcuni esempi, che contengono anche parole abbastanza forti.

Ora, Daisy Ridley, privilegiata o meno, potrebbe anche aver perso il contatto con la realtà, ma non si possono negare alcuni elementi chiari e sotto gli occhi di tutti. Primo, non poteva e non doveva sostenere la veridicità di quanto domandatole – ammettere di fronte al mondo che le differenze esistono è un atto di coerenza, ma farlo in un momento in cui il film più importante del repertorio Disney sta per uscire sul mercato, non poteva in alcun modo farle del bene, e comunque nessuno poteva obbligarla a ricordare alle persone che ci sono i privilegiati, lo sappiamo benissimo da soli.

Secondo, un privilegiato tende a non rendersi conto delle differenze, il ché non lo rende affatto un pessimo essere umano o addirittura qualcuno che per furore popolare abbia bisogno di una rivoluzione intellettuale; terzo, Twitter è un coacervo di vox populi che non dimostrano il valore della libertà di opinione come arricchimento per la società, bensì dimostra come questa sia uno strumento per far del male a chi, spesso, non se lo merita. Abbiamo assistito ad uno scandalo? Può darsi, ma non è certo nelle parole di Daisy Ridley, quanto nella risposta che hanno scaturito.

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