La vocazione cinematografia di David Lynch è da attribuire all’uso del suono. Mentre era uno studente dell’Accademia di Belle Arti della Pennsylvania, il futuro regista era al lavoro su un dipinto raffigurante una donna in giardino, quando sentì il suono del vento, che gli diede l’ispirazione per vedere il quadro in movimento. Quest’esperienza plasmò la mentalità di David Lynch, il quale si convinse che il cinema altro non sia che un dipinto in movimento – o come dichiarò in passato al Philadelphia Inquirer, “è suoni e immagini”. In quarant’anni e in una dozzina di film, il regista ha portato personaggi e situazioni agli estremi della sperimentazione, creando un linguaggio cinematografico strettamente legato al sound design. Nel documentario Making Waves, Lynch ha affermato:
Le persone parlano sempre degli aspetti visivi di un film, ma mai di quelli sonori. Sono altrettanto importanti, se non addirittura di più.
I primi lavori sonori di David Lynch devono la loro efficacia ad Alan Splet, tecnico che lavorò col regista in cortometraggi come The Grandmother e poi nel lungometraggio Eraserhead nel 1977. I due riuscivano a collaborare in perfetta sintonia, collegando l’artificio del sound design alla natura particolare dei personaggi della sceneggiatura. L’importanza del suono, per Lynch, risiede nella sua volontà di creare esperienze che il pubblico si porti dietro per anni. La coppia ha realizzato dei veri e propri paesaggi sonori, fortemente basati su elementi naturali come il vento o l’amore di Splet per la musica classica, che contribuiva a dare un tono più astratto e melodico.
Per Eraserhead, per esempio, Splet ha registrato ore di rumori generati dal vento a Findhorn, in Scozia. David Lynch ha molte volte affermato che il genio del collaboratore era riuscito a creare delle strutture belle e liriche usando registrazioni grezze, fatte con diversi microfoni lavalier, per fornire al regista una gamma illimitata di rumori del vento. Per i due artisti, una sola fonte sonora si potrebbe infatti tramutare in una serie infinita di paesaggi sonori astratti. Oltre al ruolo cardine del sound design nella cinematografia di Lynch, vale la pena approfondire l’importanza che l’udito svolge nel processo creativo del regista, che è riuscito a creare alcune delle opere più singolari e ingegnose del cinema moderno.
Negli ultimi anni, David Lynch era solito lavorare in maniera incessante agli aspetti sonori, lavorando nel suo studio personale completamente attrezzato, per trovare, creare e mixare paesaggi sonori. Per la terza stagione di Twin Peaks, per esempio, il regista ha creato una libreria di effetti sonori prima ancora di sapere se avrebbe accettato o meno di girare gli episodi. Questo gli ha permesso di andare a modificare e sperimentare materiale che aveva già prodotto ancora prima di entrare in produzione. Il metodo sonoro di Lynch, lo ha portato a conoscere Dean Hurley, il tecnico del suono che collabora col regista da tredici anni, il quale ha detto a IndieWire:
Quest’attenzione al suono è l’essenza romantica di David. Il fatto che l’immagine stia facendo letteralmente sentire qualcosa. Era un processo già attivo nella sua mente, ben prima di incontrare Angelo Badalamenti. Insieme hanno raggiunto un culmine virtuoso, creando musiche e suoni che finiscono automaticamente per rievocare delle immagini nella memoria.
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