I fatti. Quelli che i media travisano magistralmente, divulgando notizie inaccurate o titoli altisonanti che fomentano le fasce più accanite della popolazione e che continuano ad infangare le reputazioni di chi, oltre ad aver pagato un prezzo per qualcosa che non ha commesso, non riesce a difendersi. Kevin Spacey è lo stendardo mediatico di questa pratica della disinformazione, come testimoniano le ultime news, in particolare quella di Ari Behn.
L’ex nobile norvegese figura oggi non solo tra gli accusatori dell’attore, bensì tra le sue tre occulte vittime. Arrivare a pensare che Kevin Spacey si sia definitivamente congiunto alle sue anime underwoodiane e keysersöziane è qualcosa di esilarante, fin tanto che l’ipotesi vuol far ridere; peccato che nel suo caso si sia arrivati ad una psicosi di massa talmente pericolosa da additarlo come un divulgatore di messaggi minatori e assassino seriale – roba da matti, nel vero senso della parola.
Rimanendo su Behn, lo scrittore tristemente suicidatosi non accusò mai Kevin Spacey, in nessuna dichiarazione, riportando – in maniera comunque inopportuna per i tempi che correvano, fomentando l’odio verso il capro espiatorio di Twitter – degli aneddoti riguardanti un audace tentativo di approccio da parte di Spacey avvenuti anni addietro, ai quali Behn avrebbe risposto con un “magari dopo”, proseguendo in una serata piacevole per tutti i partecipanti – come riportato dallo stesso Behn, che all’epoca dipinse Spacey come un personaggio in grado di accettare immediatamente un no.
La disinformazione continua e oggi riguarda la più reale e recente causa giudiziaria – una di due, vogliamo precisarlo, entrambe finite a favore dell’attore o per sopraggiunta morte per malattia di un accusatore, o per fuga a gambe levate di un altro. Questa in particolare venne intentata da un massaggiatore di Malibu, poi deceduto per cause naturali – mica per omicidio – e archiviata dal tribunale federale di Los Angeles lo scorso lunedì. I familiari del denunciatore avevano comunque proseguito la causa civile contro Kevin Spacey, sebbene sia stata archiviata.
Alla luce dell’archiviazione, i media hanno gridato all’accordo economico tra l’attore e la famiglia dell’accusatore – quando ognuna delle parti avrebbe semplicemente pagato le rispettive spese legali, senza rivalersi l’uno sull’altro. La realtà, quindi, è tutt’altra, come ha dichiarato l’avvocato di Kevin Spacey, Jennifer L. Keller al Los Angeles Times; l’attore non ha infatti pagato agli accusatori alcuna cifra per risolvere la causa nonostante quanto affermino i media, aggiungendo che:
I familiari della presunta vittima hanno semplicemente deciso di far archiviare la causa con pregiudizio, il ché significa che non potrà essere ripresentata e noi ne abbiamo accettato l’archiviazione.
Questa dichiarazione avviene alla fine di una lunga e triste trafila giudiziaria, durata fin troppo e che ha raggiunto un punto di svolta solo lo scorso autunno. A ottobre, l’ufficio del procuratore distrettuale della contea di Los Angeles aveva rifiutato di sporgere denuncia contro Kevin Spacey a seguito delle accuse del massaggiatore – rimasto anonimo e deceduto per malattia. I pubblici ministeri affermarono quindi che dal momento che la presunta vittima era deceduta, le accuse non potevano essere dimostrare senza la sua partecipazione. Fatti, basati su constatazioni e verdetti basati sulle leggi federali. Lo capiranno, prima o poi, coloro che di informazione conoscono solo le dinamiche del flame?
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