Esiste un uomo, un filmaker, che come tutti i cinefili snobbati e ritenuti di serie B dalle major ha già girato un numero considerevole di progetti, i quali non hanno potuto vedere la luce. Questo a causa dell’imperversante ostruzionismo che le catene di distribuzione attuano nei confronti dei cineasti indipendenti che, come spesso accade, non riescono a infondere nel cinema quella vena di nuovo di cui avremmo bisogno. Quest’uomo, di nome Spencer Folmar, ha diretto quattro lungometraggi e ne ha prodotti molti altri, sebbene non siano mai stati distribuiti al cinema.

La tendenza ha soffocato i prodotti di Folmar, il quale ora, mentre è alle prese con la produzione del suo prossimo film, sta tentando un nuovo approccio: acquistare i teatri di proiezione, con tanto di attrezzature, per garantire ai suoi progetti e a quelli degli altri registi indipendenti di essere mostrati al pubblico. A sostenere l’iniziativa di Spencer Folmar – sebbene la fonte non voglia farne i nomi – sono delle società private, che hanno permesso al cineasta di acquistare tre teatri nelle aree rurali e creato una società, la Veritas Theatres.

Il prossimo film di Spencer Folmar, Shooting Heroin – una storia immaginaria ambientata in una città costretta a dover vigilare sugli spacciatori – verrà distribuito dal 3 aprile e il regista ne controllerà l’intero processo, dalla realizzazione e distribuzione nei cinema che ha acquistato in aggiunta a quelli che già possedeva. Le proprietà della Veritas Theatres includono il Guthrie Theatre a Grove City in Pennsylvania, e il Texas Arts Theater, appena fuori Dallas. Il Cliftex Theatre di Clifton e altre due sale ancora ignote verranno acquisite entro i prossimi due mesi.

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La strategia di Spencer Folmar potrà far alzare qualche sopracciglio, sia in casa che all’estero. Specialmente negli USA, vi è una sentenza della Corte Suprema datata 1948, che costrinse gli studios a disinvestire nelle catene cinematografiche per evitare l’insorgenza di monopoli. Ciò nonostante, la Corte ha poi smesso di vietare esplicitamente a qualsiasi entità di possedere nuovi teatri – come Disney, che possiede l’El Capitan di Hollywood – creando di fatto una scappatoia nella quale Spencer Folmar si è agilmente infilato:

Nulla di ciò che i distributori hanno promesso è realmente avvenuto senza che io li abbia spronati. Ho finito per fare da solo le cose che avrebbero dovuto far loro, perché non pagavano in tempo, la contabilità era imprecisa e andavano a svantaggio dei miei film. Ogni regista indipendente con cui abbia mai parlato ha avuto delle esperienze simili.

Sempre per iniziativa di Spencer Folmar, è stata fondata anche la Hard Faith, una società di produzione dedicata ai film cristiani, in aggiunta alla Veritas Films, che produce e distribuisce i titoli tradizionali, occupandosi anche di titoli che non ha prodotto, come nel caso di Warning Shot, con David Spade, James Earl Jones e Bruce Dern, nel quale Folmar ha figurato come co-produttore in fase di post-produzione. Jeremy Wells, collaboratore di Spencer, è entusiasta di quanto si stia costruendo:

Quello che Spencer Folmar sta facendo è entusiasmante per i cineasti indipendenti, perché anche una sola finestra distributiva può davvero cambiargli la vita.

La carriera di Folmar, che oggi ha trent’anni, è già radicata nel tempo e nel cinema indipendente, avendo girato il suo primo lungometraggio tredici anni fa, realizzando un certo profitto dalla distribuzione in DVD e streaming, riuscendoci anche coi suoi due film successivi. Riesce a finanziare Hard Faith e Veritas attraverso i proventi giunti dal settore immobiliare, la produzione di video aziendali e la direzione di alcuni spot televisivi. La sua opera è tutt’altro che speculativa, come ha lui stesso affermato:

Non intendo comprare teatri per poi rivenderli e farci dei soldi. Questa iniziativa è unica. Molti addetti ai lavori e investitori tradizionali hanno rinunciato alla distribuzione in sala, ma se questa viene progettata in modo unico e in degli splendidi edifici, allora la gente tornerà a visitarli.

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