
La data di scadenza della quarantena si avvicina, sperando che non venga prorogata ancora di molto, potendo quindi iniziare la fase due della lotta al Coronavirus, quella della convivenza con lo stesso. In questo lungo periodo di quarantena, ci siamo trovati a rimboccarci le maniche reinventando i piani industriali e partecipando quanto più possibile alle iniziative di solidarietà, che hanno contraddistinto la reazione italiana al COVID-19 come la migliore del mondo. Un clima che a posteriori fa ben sperare, o meglio incrociare le dita, perché la vera domanda serpeggia e attanaglia i più sensibili alle frequenze negative provenienti da alcuni di noi: finita la battaglia, saremo meglio o peggio di prima? Un dilemma la cui risposta ha un potenziale esplosivo enorme, sia in positivo che in negativo. Tra gli esempi di distensione che si possano trovare in streaming, il film da quarantena di oggi fa sicuramente parte dei migliori in circolazione.
Disponibile nel catalogo Netflix, Quasi amici è un capolavoro della commedia drammatica francese, tra i migliori film del decennio appena trascorso. Basato su una storia vera, il film da quarantena di oggi segue le vicende di Driss e Philippe, tetraplegico multimilionario che non riesce a trovare un assistente domiciliare che rispetti i suoi dispotici standard, per poi scegliere proprio il ragazzo franco africano, un po’ per chimica, un po’ per sfidarne la mancanza assoluta di voglia di lavorare. Ne escono fuori delle situazioni al filo tra la gag e lo strappalacrime, in un’amalgama perfetta di personalità diametralmente opposte. Gli opposti si attraggono, i diversi si completano, i legami si rafforzano; quel che all’inizio del film sembrava un’ipotesi ai limiti della comicità, si rivela essere una storia di vita che va ben oltre gli stereotipi dell’integrazione: è una testimonianza dell’uguaglianza umana.
Come film da quarantena, Quasi amici è uno dei migliori con cui iniziare la distensione psicologica in vista della fine – vera o meno – della reclusione domestica che ci sta opprimendo, ricordando che alla fine di questo apparentemente lungo tunnel, una volta rialzata la testa, quel che ci aspetta è un sole accecante, carico di luce quante sono le opportunità che la ripartenza ci offrirà. Saremo in grado di guardare avanti, anziché solo in basso? Metteremo finalmente da parte questioni populiste e qualunquiste che continuano a riempire d’aria gli stomaci dei più istintivi? Oppure non riusciremo a vedere altro che nemici, dare colpe, cercare un capro pensando che restare da soli sia tanto meglio che aprirci al miglioramento? Può sembrare un discorso buonista, ma come insegna il primo scambio di battute tra Driss e Philippe, è la sfida che ci rende migliori:
P: Come si sente a vivere di assistenza?
D: Cosa?
P: Non le dà fastidio campare alle spalle degli altri, non le dà qualche piccolo problema di coscienza?
D: A me no, e a lei?
P: Ad ogni modo, pensa che sarebbe capace di lavorare? Di rispettare un contratto, degli orari, delle responsabilità?
D: Mi sbagliavo, ne ha di senso dell’umorismo.
P: Ne ho tanto che ho pensato di prenderla in prova per un mese! Le lascio tutta la giornata per rifletterci; scommetto che non regge due settimane!
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