Taxi Driver, classico del cinema di Martin Scorsese, offre uno dei finali più criptici della storia del cinema. Tutto ciò che vediamo alla fine del film potrebbe succedere interamente nella testa di Travis Bickle. Interpretato letteralmente, durante la fine del film, Travis salva una giovane prostituta dall’ammazzare i suoi protettori, diventando così un eroe di New York e adempiendo il suo destino. Nonostante ciò, tutto quello che si vede potrebbe essere una metafora dell’inferno in cui Travis si sente di vivere.

Superficialmente, Travis, interpretato da Robert De Niro, è la tipica persona solitaria completamente sconnessa dalla realtà. Il personaggio è un Marine americano che ha prestato servizio in Vietnam, il quale ha difficoltà con le interazioni sociali. Un esempio delle sue difficoltà è il primo appuntamento con Betsy (Cybill Shepherd), che porta al cinema a vedere un film porno e a cui dimostra, dolorosamente, la sua ingenuità. Betsy si arrabbia e lo abbandona nel cinema. Dopo questo rifiuto, Travis, presagisce il suo destino urlando a Betsy:

Lei vive in un inferno! E morirà in un inferno come tutti gli altri!

A casa, Travis, prova ad organizzare le sue giornate. Nel suo diario scrive: “la solitudine mi ha accompagnato per tutta la vita”, e informa Wizard (un conoscente interpretato da Peter Boyle), che vuole fare qualcosa di brutto dopo essersi imbattuto in un cliente bizzarro che pianifica di uccidere la moglie. In Taxi Driver, per Travis cambia tutto dopo aver conosciuto la prostituta dodicenne chiamata Iris (Jodie Foster). Data la giovane età della prostituta, Travis vuole riuscire a toglierla dalla situazione in cui si trova; “all’improvviso c’è stato un cambio, non ho mai potuto scegliere nella mia vita”. Attraversando una crisi esistenziale, Travis di prepara per la guerra.

La trasformazione: reale

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Quando vediamo Travis vestito con una giacca militare, con il taglio di capelli alla mohicana e gli occhiali da sole vuol dire che ha lasciato la sua vecchia identità alle spalle. Da questo momento in poi, Travis, è il personaggio archetipico de l’Uomo Senza Nome. Questa versione del personaggio suggerisce che ormai è completamente separato dalla realtà. Poco prima scrive anche una lettera ai genitori in cui racconta di star frequentando Betsy. In tutto ciò che racconta narra una proiezione di sé idealizzata che per lui avrebbe senso nel mondo in cui vive. “In tutta la mia vita ho sempre cercato un senso, un posto dove andare”, narra all’inizio del film. Si renderà poi conto che il mondo per lui è un inferno.

L’ascesa di Travis nell’inferno del mondo: reale

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Travis diventa un fatalista in Taxi Driver. Crede di dover uccidere Palantine (un politico che dice di rappresentare “le persone”), e anche di dover salvare la giovane Iris, ripulendo lo “sporco” di New York. In Taxi Driver, Travis uccide Matthew (lo sfruttatore di Iris)  e aspetta prima di ascendere negli inferi del mondo, rappresentati in questo caso dal palazzo di New York in cui Iris lavora con altre prostitute. Esteticamente, Scorsese si è ispirato a Caravaggio per la sequenza finale, per riuscire ad unire i concetti di sacro e profano. Salvando Iris dal pericolo, Travis salva qualcosa di sacro. Qualsiasi tipo d’immagine del film ricorda i dipinti di Caravaggio, il pittore inseriva immagini estremamente violente nei suoi quadri, arrivando a rappresentare anche se stesso, per esempio, nel dipinto David con la testa di Golia, rappresentandosi nella testa mozzata. Come personaggio, Travis utilizza lo stesso approccio dipingendo di rosso le pareti e poi sacrificandosi.

Travis sopravvissuto e arrestato: falso

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Travis muore quando arriva la polizia; lo prevede lo stesso personaggio precedentemente dicendo: “morirai in un inferno come tutti gli altri!” L’ironia sta nel fatto che Travis diventa uno dei tanti, un criminale morto pensando di aver servito un bene maggiore. Scorsese riprende la scena finale dall’alto ricordando che l’inferno è sotto di noi e ne siamo tutti testimoni. Solo una figura angelica sopravvive, Iris vestita di bianco, è l’unica superstite solitaria, rappresentata anche vicino a figure religiose. A sinistra: il profano, a destra: il sacro, al centro Travis: l’unione dei due concetti. A seconda di come si interpreti il film, Scorsese offre al pubblico una scelta: includere Travis nel sacro o nel profano del mondo che ci circonda.

La lettera dai genitori di Iris: falso

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L’epilogo di Taxi Driver suggerisce che dopo la sua morte, Travis, viene considerato dai cittadini di New York come un eroe. Con un voice over viene recitata una lettera scritta dal padre di Iris che ringrazia Travis per aver salvato sua figlia. Però se si ascolta attentamente la voce e il modo con cui viene interpretata, la lettera riflette perfettamente la narrazione iniziale di Travis. Quindi o Travis è ancora vivo, idealizzando i risultati delle sue azioni o si sta immaginando in punto di morte quello che sarebbe successo una volta deceduto. Basandoci sul linguaggio cinematografico di Scorsese è molto probabile che sia, in ogni caso, frutto dell’immaginazione di Travis.

Betsy e Travis fanno pace: falso

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Quando Betsy si presenta nell’auto di Travis a fine film, sembra che i due facciano pace e che l’attrazione tra i due ricominci. Anche in questo caso, è molto probabile che l’evento sia frutto dell’immaginazione di Travis. Le strade in questa scena sono sospettosamente vuote e i capelli di Betsy si muovono al vento in modo angelico e non è un caso che Betsy vesti anche di bianco. Questo è il finale paradisiaco per Travis secondo Scorsese: il volto di Betsy che gli dà il benvenuto in paradiso.

Gli ultimi momenti: falsi

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Scorsese lascia il pubblico con un finale “profano”. Dopo che Travis e Betsy si separano e vanno ognuno per la propria strada, rientrano in scena rumori caotici riportando l’audience alla realtà, qualsiasi essa sia. Lo sguardo di De Niro poi, suggerisce che Travis non sia ancora in pace con se stesso. Il tassista continua a guidare in un mondo infernale, di cui lui non vorrebbe far parte. Per citare Betsy all’inizio del film “parzialmente vero, parzialmente falso…una contraddizione ambulante”.

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