Il 2018 è stato un anno pieno di tumulti, con delle oscillazioni del termometro dell’opinione pubblica passato dai picchi più alti della tragedia a quelli dei trionfi artistici. I film usciti quest’anno sembravano davvero sintonizzati coi tempi che corrono, tra i primi ad essere in gran parte sviluppati in seguito agli sconvolgimenti geopolitici e sociali dal 2016 ad oggi. A tal proposito, molti dei migliori momenti dei film usciti negli ultimi mesi sembrano dei veri e propri colpi di scena o plot twist, come se fossero metafore della vita reale di tutti, la quale da sempre più tempo sembra voler schizzare improvvisamente verso qualcosa di sempre peggio. Nonostante questi presagi negativi, è comunque sorprendente quanto momenti gioiosi e memorabili ci siano stati nei film del 2018. Di seguito riporteremo una serie delle migliori scene di film usciti quest’anno, da La ballata di Buster Scruggs a Vice.

Il braccialetto sulla luna – Firts Man

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Questa scena è intrisa della scelta artistica più audace che si possa immaginare e potrebbe essere anche una delle responsabili del lento riscontro di botteghino. Chazelle ha costruito un personaggio, quello di Armstrong, che porta lo spettatore a percepire una tristezza palpabile – nulla del genere si vedeva dai tempi del Solaris di Tarkovskij. Quando l’astronauta alluna, il suo gesto è pieno di trionfo per l’intero genere umano, ma il ritratto dell’uomo creato da Ryan Gosling – che in questa scena conquista per la sua profonda singolarità – diventa un malinconico momento di riflessione, dove ad Armstrong riaffiorano i ricordi della figlia, persi alcuni anni prima.

Il compositore Justin Hurwitz ha scelto di rendere ancora più enfatico questo momento con l’utilizzo del theremin, uno strumento dall’acustica simile ai bassotti fantascientifici degli anni ’50, suonato senza toccare fisicamente i tasti della canna. Una scelta tipica dei prodotti di minor spessore, non certo una produzione come First Man. Qui invece aiuta a trasmettere non solo la solitudine dello spazio, ma quella di essere il primo di uno sforzo davvero monumentale – ossia che in qualsiasi viaggio fatto in mete lontane, c’è comunque bisogno di uno sguardo interiore.

A completare il dramma di questa scena intrisa di poesia c’è l’oggetto carico di significato che Armstrong tiene nella sua mano. Dall’apertura del guanto spaziale, che stringeva fino a quel momento, ne esce un braccialetto di perline che sua figlia portava dopo la sua nascita, il quale cade delicatamente e senza posa sul cratere lunare. Dopotutto, nello spazio nessuno può sentirti piangere, ma puoi comunque far parte di uno dei momenti migliori di film usciti nel 2018.

Il dialogo shakespeariano – Vice

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Il ritratto di Adam McKay sulla sfrenata e minacciosa ascesa al potere di Dick Cheney è allo stesso tempo triste, irritante e grottesca, nell’attraversare le varie fasi della sua carriera politica. McKay ha intensificato magistralmente i principali punti decisivi della carriera di Cheney, con degli espedienti stilistici che posizionano il dramma in un contesto satirico stridente. Il più bello di tutti combina le radici comiche di McKay con le sue nuove intenzioni intellettuali, come Christian Bale e Amy Adams che si sdraiano la sera nel bel mezzo di un’intensa conversazione sul fatto che Cheney debba correre o meno alla vicepresidenza di Bush figlio. Mentre la coppia si concede questo momento intimo, il regista arricchisce il pathos di elementi shakespeariani degni del film.

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McKay fa un lavoro così preciso nell’imitare le cadenze si Shakespeare che la maggior parte degli spettatori potrebbe pensare che questa correlazione esista per davvero, ma è in realtà un dialogo originale. Cheney annuncia le sue vere intenzioni, che hanno come scopo il consolidamento dei suoi legami col potere – intenzioni che questa coppia cerca di concretizzare affinché l’intero paese si pieghi alle loro volontà. È un momento grottesco e surreale, ma è una delle migliori scene di film usciti quest’anno e arriva dritta allo stomaco dello spettatore, perché si intuisce la tangenza con la realtà dei fatti.

Il salto dall’aereo – Fallout

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Non è particolarmente eccitante il fatto che Tom Cruise sia saltato fuori da un aereo durante l’ultimo Mission: Impossible, o il fatto che il velivolo fosse davvero molto in alto da terra. Non è nemmeno una grande follia per la spettacolarità che il cinema può raggiungere oggigiorno, ma la sequenza in questione in Fallout è davvero unica, perché rappresenta ciò che rende Tom Cruise una delle ultime vere star del cinema rimaste al pubblico. Senza battere ciglio esegue lo stunt più incredibile dell’anno senza sfigurare minimamente. Per rendere unica la sequenza, tra le migliori scene di film di quest’anno, Cruise ha indossato una maschera personalizzata costruita appositamente per questo ciak, è balzato fuori dall’aereo e si è messo a correre in preda al panico, trasmettendo alla perfezione la consapevolezza di Ethan Hunt che non è più la macchina da guerra di un tempo.

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Il personaggio è stato reso fallibile, come vuole la tradizione dei grandi uomini d’azione dopo il James Bond di Skyfall, il che rende ancora più emozionante sapere che lui è tutto quel che i regimi democratici hanno contro una devastazione nucleare. Fallout fa sì che l’idea si faccia sempre più evidente e che il pubblico vi si aggrappi nell’impresa sovrumana di Hunt.

Lo sproloquio razzista – Widows

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Dalle scene iniziali di Viola Davis e Liam Nesson, alla minaccia inespressa dietro Brian Tyree Henry che tiene in braccio Olivia, ci sono così tante scelte di gusto in Widows da consolidare Steve McQueen del dire tutto dicendo apparentemente nulla. Riesce a farlo con un semplice posizionamento non convenzionale delle telecamere, leggermente sbilenco sul cofano di un’auto di lusso mentre attraversa il South Side di Chicago, distillando l’intero cuore narrativo del film in soli due minuti.

Mentre il politico locale Jack Mulligan, interpretato da Colin Farrell, scivola sul sedile posteriore della macchina, perde la sua maschera di personaggio pubblico maledicendo il suo avversario di colore e le persone che rappresenta. Piuttosto che mostrare la faccia di Mulligan durante lo sproloquio, McQueen si concentra sullo stoico uomo di colore seduto in silenzio nel posto di guida e sul quartiere che cambia man mano che la macchina procede nella sua corsa. Il drammatico cambio di blocco in blocco è unico a Chicago, dove i sobborghi dove i bambini giocano per strada lasciano il posto a giardini di case immacolate. Il politico e il suo astio per i neri si nascondono così metaforicamente dietro il parabrezza scuro, che lo protegge dal mondo circostante in una delle migliori scene di film del 2018.

Il vecchio cercatore d’oro – La ballata di Buster Scruggs

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I fratelli Coen tornano alla regia dopo che Netflix aveva deciso di rinunciare alla serie in otto episodi ambientata nel Far West, che la coppia di registi aveva preparato e iniziato a produrre. Una scelta repentina che ha causato un cambio di programma inaspettato, che ha portato alla condensazione di una sceneggiatura di otto ore ad una perfetta combinazione di piccoli episodi, in quello che è uno dei migliori ritratti mai fatti sugli Stati Uniti di quell’epoca. I Coen non sono mai stati dei registi raffazzonati e la ricerca del dettaglio è stata così meticolosa che La ballata di Buster Scruggs tutto sembra meno che un film, ma addirittura un documentario diviso in episodi.

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La sequenza del vecchio cercatore d’oro non è solo una delle migliori scene di film del 2018, è un dipinto folgorante della natura selvaggia e incontaminata degli States, oltre che di un personaggio commovente per il quale tifiamo sin dalle prime battute. Giunge in questa valle paradisiaca durante la ricerca di un filone d’oro, e dopo qualche scavo che lo porta a trovare l’origine delle pepite viene colpito a morte da un furfante che lo aveva pedinato per chissà quanto tempo. Un dettaglio in più che i Coen aggiungono all’affresco umano che è il film, reso memorabile dal colpo di scena col quale il vecchio non solo sopravvive alla pallottola, ma si riprende quel che gli spetta. Di una drammaticità degna di Bambi i dettagli sugli animali della vallata, che scappano dai visitatori umani come se ne percepissero la minaccia.

La danza con la macchina – Annihilation

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Il viaggio fantascientifico del regista e sceneggiatore Alexander Garland è una meditazione sull’autodistruzione. Il tema si manifesta fisicamente nel climax del film, dove il personaggio di Lena interpretato da Natalie Portman deve confrontarsi con una versione umanoide di sé stessa e superarla in astuzia, nonostante rispecchi ogni sua mossa. Le due figure si impegnano in un balletto autodistruttivo accompagnato dalla palpitante colonna sonora elettronica di Ben Salisbury e Geoff Barrow. Il risultato è una delle sequenze più strane, belle e sconcertanti del decennio, non solo di quest’anno. In una delle miglior scene di film del 2018 Garland usa l’emozione viscerale per superare la logica narrativa mentre rappresenta visivamente la lotta interna di Lena attraverso il movimento. Guardarla affidarsi a sé stessa per superare i propri impulsi autodistruttivi porta Annihilation al suo apice tematico e risulta ogni volta indimenticabile.

La scena di sesso – Border

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La storia del regista Ali Abbasi di una donna svedese alienata che scopre i segreti del suo corpo ha a metà film – fiaba ossessiva e piuttosto lenta – una stonatura di natura erotica. Dopo l’introverso agente di sicurezza alle frontiere, Tina incontra Core, un personaggio dalle spalle larghe e con delle caratteristiche fisiche piuttosto prestanti, per poi ritirarsi con lui nel bosco dove si spogliano. A quel punto, Tina sperimenta una forma di eccitazione per lei totalmente sconosciuta, col pubblico obbligato a guardare quello che succede, mentre il film si lancia in una notevole allegoria sulla complessità dell’identità di genere, così raramente esplorata con qualsiasi altro mezzo artistico.

È un momento sconvolgente, oltre che una delle migliori scene di film del 2018, progettato per gettare il pubblico nello sconcerto, ma ben lontano da una vuota provocazione. Come tutto ciò che riguarda Border, questo inaspettato momento è ricco di emozioni, al tempo stesso emozionanti e misteriose, un’istantanea di ciò che significa risvegliare il mondo con una pungente allegoria della realtà che ci circonda.

La nascita – Roma

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Nel film cult di Alfonso Cuarón, la maestra di scuola di Oaxaca, Yalitza Aparicio, era emotivamente legata a Cleo, la giovane domestica ispirata alla bambinaia della famiglia del regista, che ha girato le sequenze con un senso di continuità senza mai anticipare all’attrice cosa sarebbe successo nelle varie scene affrontate volta per volta. Avendo vissuto con la gravidanza di Cleo e la prolungata e dolorosa guida verso l’ospedale dopo la rottura delle acque, Aparicio era pronta per la scena della nascita, realizzata con dei veri ostetrici che comprendevano le condizioni di Cleo.

Dopo essere stata portata in sala operatoria, il bambino vede la luce e le sue reazioni sono reali mentre lo consegna ai medici e aspetta ansiosamente in un primo piano durante la lunga attesa, mentre i medici pompano ossigeno al nascituro cercando di riportarlo in vita. Cleo si rende conto con orrore che il bambino è morto e la cosa la devasta – cosa che coinvolge anche noi guardando la scena. Solo con questa ripresa, tra le migliori scene di film di quest’anno, Aparicio potrebbe essere nominata all’Oscar.

La danza al tramonto – Burning

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A volte si guarda una scena di un film e ci si meraviglia per la sua assoluta perfezione. In Burning, Lee Chang-dong realizza un ritratto giovanile molto simile a Jules e Jim, in cui due giovani sono in competizione per l’amore di una donna. Si ritrovano tutti in campagna, seduti nel cortile sul retro ad ascoltare Miles Davis e passandosi una canna al tramonto, quando la donna si toglie improvvisamente la maglietta e inizia a ballare, stagliandosi sui campi, il sole e il cielo. In un piano sequenza magistrale, siamo tutti incollati a guardarla ed esattamente come per i due uomini che la guardano nel film, anche noi siamo immobili, incantati dalla sua bellezza così seducente e così triste.

La creazione di Bohemian Rhapsody – Bohemian Rhapsody

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Le migliori scene di film del 2018 non potevano non includere il campione d’incassi che ha commosso il mondo intero – sebbene con delle inesattezze storiche che hanno fatto strabuzzare gli occhi degli spettatori più preparati. Bohemian Rhapsody ha sbancato il botteghino, riportato i Queen nelle vette più alte delle classifiche musicali, causato qualche scompiglio tra chi non ha gradito la sessualità mostrata nel film e sopratutto dipinto un Freddie Mercury alle prese con un dramma esistenziale profondo e lancinante, tanto profondo da suscitare commozione nei fan di nuova e vecchia data. Sin dalle prime battute il film si è mostrato per quello che è: un’opera filmica che esprime il proprio intento narrativo attraverso la musica, le inquadrature elaborate, il montaggio incalzante e la fotografia carica di tinte cromatiche.

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Un eccesso visivo di ottima fattura che ricalca a pieno la personalità della band e del cantante, che meglio di altre scene del lungometraggio – che potrebbero entrare di diritto nella lista delle migliori scene di film del 2018 – trova una poesia registica profonda e studiata nel momento in cui Malek si siede al pianoforte, parte il playback della sequenza di apertura della canzone e si stupisce di cos’era appena stato in grado di fare. A rendere la scena un romanzo è la presenza di un soprammobile messo sulla coda del pianoforte, una campana di vetro con all’interno un uccellino imbalsamato e appollaiato su un trespolo spoglio.

Conoscere la vita sessuale travagliata e devastante di Mercury, guardare quel dettaglio scenografico ascoltando i versi di Bohemian Rhapsody, sono un’allegoria perfetta di come quel “just killed man who would like to never be born” altro non sia che l’eterosessualità del cantante, fino a quel momento un uccello in una gabbia di cristallo e ora pronto a spiccare il volo. Una delle migliori scene di film di quest’anno e una delle migliori di Bryan Singer in assoluto – sempre che l’abbia davvero firmata lui.