Dopo aver diretto film hollywoodiani ad alto budget come Gravity (2013), I figli degli uomini (2006) e Harry Potter e il prigioniero di Azkaban (2004) Alfonso Cuarón ritorna in Messico per realizzare un lungometraggio molto meno costoso, ma più personale. Roma è ambientato nel quartiere omonimo di Città del Messico e vede come protagonista Cleo, Yalitza Aparicio, un’abile governate che lavora in una casa di una famiglia benestante. La povera donna deve affrontare una gravidanza non voluta e i problemi familiari dei padroni. Il film ha vinto il Leone d’oro alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nel 2018 e ricevuto ben 10 nomination per i prossimi premi Oscar. Cuarón grazie a questo lungometraggio ha vinto il Golden Globe come miglior regista.

Roma: un film da non vedere su computer o tablet

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Nonostante Netflix distribuisca Roma, il lungometraggio di Cuarón non è il tipico prodotto che viene presentato su questa piattaforma. Il film ha una qualità tecnica tale per cui non si presta molto alla visione su piccoli schermi. Il cinema è il posto migliore dove poter godere di questo capolavoro. Lo ha capito in Italia la Cineteca di Bologna, che con un atto molto intelligente ha deciso distribuire il film in tutte le sale italiane per pochi giorni. Il film non è adatto ad essere visto a casa, perché richiede a chi lo vede un’attenzione particolare. Come molti altri grandi capolavori cinematografici, Roma si prende il suo tempo per poter raccontare i personaggi.

Proprio per questo, uno spettatore disattento potrebbe trovare questo lungometraggio noioso e poco interessante. Roma, tra l’altro, non è stato presentato al Festival di Cannes dello scorso anno, perché Netflix si rifiutò di portare nelle sale francesi il film prima di proporlo nella piattaforma. A Venezia, comunque, il film è stato accettato in concorso ed ha anche vinto. Rimane comunque un peccato che molte persone non possano vedere sul grande schermo questo capolavoro.

Roma: un film d’autore

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Nonostante talvolta definire un film più o meno d’autore può essere complicato, nel caso di Roma non ci sono dubbi: la paternità del film è di Cuarón,di fatti non solo il regista messicano ha curato produzione, soggetto, sceneggiatura, fotografia e montaggio di Roma, ma la storia stessa raccontata nel film lo riguarda personalmente. Il lungometraggio è tratto quasi completamente dai ricordi personali del regista, ed è un omaggio alle donne più importanti della sua infanzia: sua madre e la sua tata.

Cuarón ha cercato di dare un profondo tocco di realismo al film, ricostruendo in studio la sua vecchia casa e girando molte scene nel quartiere di Colonia Roma. In Roma, Cuarón sembra quasi invitare gli spettatori nella sua casa d’infanzia e nel Messico degli anni settanta. Tuttavia, il regista messicano non ha realizzato quest’opera cinematografica solo per il gusto di ricordare il suo passato, ma anche per mostrare come i molti problemi sociali raccontati nel film sono presenti al giorno d’oggi. Come ha detto Cuarón:

Roma parla di una cicatrice emozionale ancora presente, e della mia speranza che i conflitti vengano superati. Quelli che racconto non l’ho vissuto in prima persona, ma fa parte del bagaglio di tutte le famiglie messicane.

Roma: un film sulle donne

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Come già accennato, Roma è un omaggio alla madre e alla tata del regista. Anzi, si può dire che il film racconti l’incontro e l’unione di due donne molto diverse tra loro, come Cleo e la sua padrona Sofia. Questi due forti personaggi femminili, pur provenendo da culture e ceti sociali diversi, sono unificate dal fatto di essere delle donne in un mondo maschilista dove gli uomini si approfittano della loro bontà, abbandonandole al loro destino. Le due donne inizialmente  partono come entità divise. Sofia spesso scarica i propri problemi familiari su Cleo, rimproverandola e trattandola con superiorità. Tuttavia, con il passare del tempo Sofia e Cleo si avvicinano moltissimo, proprio perché comprendono che solo lottando insieme possono risolvere i loro problemi.

Le due donne rappresentano tra l’altro due mondi diversi presenti in Messico. Da una parte quello selvaggio, povero e antico delle persone appartenerti all’etnia mixteca, dall’altra il mondo colto, ricco e moderno dei bianchi di origine spagnola. Questa divisione politica appare in tutto il film e ricorda molto l’idea che sta alla base di Medea (1969) di Pier Paolo Pasolini (regista adorato da Cuarón). A differenza del film pasoliniano, in questo caso il tentativo di unificare i due universi ha un risultato positivo. 

Roma: un film che omaggia il cinema italiano e non solo

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Oltre che Pasolini, Cuarón omaggia anche altri grandi cineasti italiani. In particolare si possono trovare delle affinità tra Roma e il cinema neorealista italiano. Cuarón stesso ammise che Ladri di Biciclette di Vittorio De Sica è stato uno dei film fondamentale per aiutarlo a formare una sensibilità registica. Nel lungometraggio compaiono molte rimandi al cinema di Federico Fellini. Roma stessa è stato definita dai critici come l’Amarcord di Cuarón. Il titolo stesso potrebbe essere un omaggio al lungometraggio omonimo del regista romagnolo. Tuttavia, vi sono nel film citazioni più o meno esplicite ad altre opere di Fellini come La strada (1954) a  (1963). Lo stesso regista ha ammesso:

Mi sono sforzato di non fare nessun riferimento al lavoro degli altri registi che amo, ma la verità è che il mio DNA è pieno del cinema dei fratelli Taviani, di Pasolini, di Rossellini. E di Fellini naturalmente.

Probabilmente Cuarón ha preso anche ispirazione da Ingmar Bergman. In particolare alcuni momenti ricordano Fanny e Alexander (1982). Dopotutto, come Fanny e Alexander Amarcord (1973),  il regista messicano ha fatto un film dove ricorda la sua infanzia. Cuarón arriva a citare indirettamente se stesso, quando mostra una scena di  Abbandonati nello spazio (1969) che ricorda moltissimo il suo precedente lungometraggio Gravity. Molti altri sono i rimandi ad altri film che il regista messicano ha adorato. In Roma c’è anche una bellissima scena ambientata al cinema, che mostra tutto l’amore che il regista messicano ha per le sale cinematografiche. Ironicamente il film più bello che sia stato distribuito da Netflix è  anche una grande dichiarazione d’amore verso il cinema.

Roma: un film in bianco e nero

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La scelta tecnica ed estetica forte, oltre che vincente, di  Cuarón, è stata quella fare il film in bianco e nero, nonostante egli stesso abbia commentato la scelta come un tocco non malinconico:

 Non volevo che fosse nostalgico, non cercavo un effetto vintage. Avevo in mente un film ambientato negli anni Settanta ma profondamente contemporaneo. Per questo ho scelto il digitale in 65mm, mi avrebbe permesso di trovare un bianco e nero nitido, non granuloso, l’opposto di quello di una volta.

Proprio l’utilizzo di questo bianco e nero moderno riesce a rendere questo film unico e straordinario. Ogni inquadratura sembra essere naturale ed organica. La luce è gestita in maniera molto naturalistica. Ogni movimento di camera non sembra mai forzato o accelerato. Roma presenta alcuni dei piani sequenza più affascinanti che si siano visti negli ultimi anni. Proprio per questo utilizzo di piani sequenza molto lunghi, i momenti in cui il regista compie dei tagli prendono molta importanza. 

Con l’utilizzo di queste strategie registiche, Cuarón si distanzia dalla storia cercando di raccontarla “da fuori”. Questo permette allo spettatore di immedesimarsi di meno, ma allo stesso tempo di comprendere meglio il contesto storico e culturale. Non a caso il regista fa poco uso di primi piani, inquadrando i personaggi da una certa distanza. Questo rimanda tra l’altro al procedimento di distanziamento che il regista ha dovuto compiere realizzando questo film. Di fatti, Cuaròn ha dovuto distanziare l’affetto o l’odio che provava per le varie persone in modo da rendere i personaggi umani e realistici.

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  • Regia
  • Sceneggiatura
  • Fotografia
  • Recitazione
  • Colonna sonora
4.6

Riassunto

Il film di Cuaròn è il film più personale de regista messicano e il meglio riuscito. Il regista messicano è riuscito- attraverso l’uso intelligente del bianco e nero e la realizzazione piani sequenza memorabili- a creare un capolavoro destinato ad essere ricordato per molto tempo. Roma raccontando la storia dell’incontro di due donne molto diverse mostra come sia più importante costruire ponti che muri.

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